TESTO INTEGRALE CON NOTE E BIBLIOGRAFIA

1. I contributi raccolti in questo focus tematico della Rivista traggono tutti occasione dal convegno di studi dedicato alla decadenza e alla prescrizione nel rapporto di lavoro pubblico e privato, svoltosi a Foligno il 15 marzo 2024 su iniziativa della Sezione Umbria del Centro Studi di Diritto del Lavoro “Domenico Napoletano”, con il patrocinio – oltre che del Comune, che lo ha ospitato nella prestigiosa sede di Palazzo Trinci – dell’Ordine degli Avvocati di Spoleto e dell’Università degli Studi di Perugia.
Le relazioni e gli interventi, pur principalmente dedicati alla recente giurisprudenza di legittimità sulla decorrenza del termine di prescrizione dei crediti retributivi del lavoratore nel rapporto di lavoro, pubblico e privato, abbracciano, in realtà, uno spettro più ampio di questioni, che vengono inquadrate in una interessante – e sotto diversi aspetti originale – prospettiva di indagine, sia storica che teorica.
L’affresco storico – che viene sapientemente tratteggiato lungo le linee di una inedita proposta di periodizzazione – si deve essenzialmente alla relazione di Siro Centofanti, che peraltro non si esime dal compito di offrire una valutazione complessiva, e parzialmente critica, dello stato della giurisprudenza in materia. L’inquadramento teorico di questa giurisprudenza, sulla scia di taluni spunti indicati da Alessandra Angeleri nella sua asciutta e precisa introduzione, è svolto da Lucia Tria (con prevalente attenzione al lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni) e da Simone Pietro Emiliani (attento prioritariamente al versante del lavoro nell’impresa). Mentre i successivi contributi di Maurio Riommi e di Sergio Galleano sono essenzialmente dedicati alla analisi (decisamente critica, in entrambi i casi) della posizione assunta dalle Sezioni Unite della Suprema Corte con la recente sentenza n. 36197 del 28 dicembre 2023.

2. Gli scritti offrono un panorama ricco e articolato di tutte le principali questioni agitate dal classico tema della prescrizione dei crediti retributivi del lavoratore, pubblico e privato, senza tuttavia trascurare aree tematiche e problematiche parimenti importanti.
È in particolare Centofanti a dedicare spunti stimolanti, oltre che alla disciplina della decadenza ex art. 32 della legge n. 183 del 2010, alla importante problematica della esercitabilità dell’azione di accertamento e di condanna generica a risarcimento del danno per omessa o irregolare contribuzione in tutto il periodo precedente la verificazione del danno medesimo: problematica rispetto alla quale l’autore dissente – giustamente (e con argomenti molto persuasivi) – dalla tesi, ormai prevalente in Cassazione, che pone un limite di prescrizione alla facoltà di costituzione della rendita vitalizia ex art. 13 della legge n. 1338 del 1962 (ma, mi vien fatto di notare per incidens, varrebbe la pena di mettere a fuoco in termini critici tutta la recente giurisprudenza di legittimità sugli strumenti di tutela della posizione contributiva del lavoratore, che risultano nel complesso assai indeboliti, specie dopo la sentenza 9 gennaio 2024, n. 701: ma è questo, semmai, tema per un altro focus …).
Se dovessi sintetizzare – in termini spero non troppo rozzi – le opinioni espresse dai nostri autori sulla questione principalmente dibattuta nel convegno, ovvero quella del dies a quo della prescrizione dei crediti retributivi, direi che, mentre vi è un sostanziale consenso sulle conclusioni raggiunte dalla Corte di cassazione nelle sentenze del 2022 alla luce della “rimodulazione” della disciplina della stabilità del rapporto operata dalla legge n. 92 del 2012 e completata dal d.lgs. n. 23 del 2015, decisamente diversa è la valutazione che viene riservata – con toni più o meno critici – alla già citata decisione delle Sezioni Unite in tema di pubblico impiego.

3. La sentenza n. 36197 del 2023 viene criticata – in particolare da Riommi e Galleano, ma a ben vedere dalla stessa Lucia Tria, sia pure in modo forse più sfumato – soprattutto per l’inappagante risposta fornita dalle Sezioni Unite sul versante – che alimenta notoriamente un vasto contenzioso – della galassia dei rapporti precari della pubblica amministrazione, rispetto ai quali pure la Cassazione ha voluto confermare la regola alla cui stregua la prescrizione decorre in costanza di rapporto.
Viene rimproverato alle Sezioni Unite di non avere in realtà fornito una risposta adeguata alle articolate questioni sollevate dall’ordinanza interlocutoria della Suprema Corte n. 6051 del 28 febbraio 2023 e di aver voluto reiterare – con un approccio piuttosto conservatore – statuizioni che un contesto normativo profondamente mutato avrebbe, invece, reclamato di mettere in discussione, come suggerito appunto dalla citata ordinanza, e, almeno in parte, di superare. La critica è sviluppata diffusamente soprattutto da Riommi con argomenti di varia indole, i più interessanti e originali dei quali mi paiono quelli tratti dall’evoluzione dell’ordinamento dell’Unione europea.
Le questioni approfondite dai contributi raccolti in questo focus restano, dunque, dibattute, pur dopo l’autorevole messa a punto della Suprema Corte.

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