TESTO INTEGRALE CON NOTE E BIBLIOGRAFIA

Introduzione
Gli atleti sono al cuore del sistema sportivo e, come tali, sono in grado di influenzare milioni di tifosi, spettatori e/o aspiranti atleti mentre svolgono la loro prestazione sportiva. Anche fuori dal “campo”, gli atleti sono in grado di avere un certo grado di influenza sulla comunità di riferimento. Il concetto di comunità è un concetto chiave nel mondo dello sport e dell’intrattenimento e ricomprende una platea più ampia rispetto ai soli spettatori dello spettacolo sportivo. D’altra parte, partecipando a iniziative sociali, a campagne promozionali e/o mediante la loro presenza sui social network, gli atleti diffondono e promuovono, con le loro idee, parole e comportamenti, messaggi e valori – anche involontariamente – dotati di una grande carica persuasiva e ispirante nei confronti di chiunque li osserva.
Per questo motivo gli atleti sono in grado di sviluppare un vero e proprio brand personale (il cosiddetto personal brand) in grado di generare valore sia per loro che per la comunità, che mantiene (o potrebbe mantenere) valore anche al termine della loro carriera sportiva.

Alla luce del ruolo centrale che gli atleti ricoprono all’interno dell’industria sportiva, risulta fondamentale far sì che essi non disperdano il loro talento, le loro abilità e le competenze acquisite nel corso della carriera sportiva ai fini dello sviluppo di un percorso professionale di successo anche nel corso della cosiddetta “seconda carriera” o “post carriera”. In tale ottica risulta fondamentale che gli atleti non perdano la mentalità vincente che solitamente contraddistingue la loro carriera sportiva sin dalle prime competizioni e fino all’ultima partita, gara o incontro. Sarebbe compito del sistema e dell’insieme delle figure che gravitano intorno agli atleti adoperarsi per consentire loro di convogliare ciò che hanno sviluppato durante la loro carriera sportiva - compreso il network - nella costruzione di una seconda carriera di successo. Tra queste figure, gli agenti e gli avvocati sportivi ricoprono certamente un ruolo centrale e di riferimento per l’atleta, basato su un rapporto di professionale e personale di fiducia.

Le carriere degli atleti

Per carriera si intende il “percorso personale di un individuo nella vita lavorativa e/o professionale legato a un ambiente lavorativo atraverso cui si raggiungono posizioni di maggiori responsabilità e potere” (Duane Brown and Associates) o “lo sviluppo del comportamento professionale nel tempo” (Savickas, M. L., 2002).
La carriera sportiva è invece definita come “un’attività sportiva pluriennale, scelta volontariamente dalla persona e finalizzata a raggiungere il proprio picco individuale nella prestazione atletica in uno o più eventi sportivi” (Alfermann & Stambulova, 2007 citato in Gianecchini & Alvisi, 2015).

Ne consegue che il successo nel corso della carriera deriva necessariamente da una combinazione di variabili che variano da persona a persona, tra cui: opportunità imprenditoriali, opportunità di apprendimento e sviluppo, equilibrio tra lavoro e vita privata, impatto positivo sul contesto e sulla società, rapporti di lavoro positivi, clima e sicurezza finanziaria.
È peraltro divenuta sempre più frequente parlare di una cosiddetta “seconda carriera”, che alcuni hanno definito come “il percorso da intraprendere dopo la conclusione di un segmento di vita speso in un ruolo professionale e in vista del passaggio ad un altro segmento” (Croce, I., Piani, P., & Russo, P., 2011).

E proprio con riferimento a questa seconda carriera, gli atleti si trovano ad affrontare nuove sfide, rispetto a quelle a cui si abituano nel corso della carriera sportiva, trovandosi a prendere decisioni particolarmente delicate e importanti, in grado di determinare tutto il resto della loro vita (professionale e non). Alcune di queste decisioni - che pure avranno un riflesso nella seconda carriera – sono poste davanti all’atleta già nel corso della prima: le decisioni da assumere non riguarderanno solo con quale squadra allenarsi e/o giocare, da chi farsi rappresentare, per quale sponsor firmare, ma anche dove investire il patrimonio, quali siano le tutele per conservarlo, a chi affidarne la gestione, ecc.

Nel pianificare la loro seconda carriera, gli atleti devono tenere conto del risultato di tutte le scelte effettuate durante la carriera sportiva. Ciò significa che l’unico modo per determinarsi liberamente in merito alla propria seconda carriera è iniziare a pensarci in maniera lungimirante, già durante la “prima”. Se le decisioni prese durante la carriera sportiva vengono prese con spirito di anticipazione e con una riflessione circa la loro utilità nell’ambito della seconda carriera, quando l'atleta si troverà di fronte alla domanda “cosa farò dopo?”, avrà verosimilmente molte più opzioni e un percorso più chiaro e lineare davanti a sé.
Fatte queste brevi premesse, l’obiettivo del presente scritto è quello di tentare di fornire agli atleti e alle figure che li supportano, alcuni principi chiave che possano aiutarli a ragionare, anticipare e pianificare la loro seconda carriera.

Sei principi per una carriera di successo

Nell’ottica della pianificazione di una seconda carriera di successo, sono stati individuati sei principi per supportare e guidare le decisioni degli atleti relative al loro futuro.

In primo luogo è fondamentale che gli atleti: (i) prendano il controllo della loro carriera e capiscano perché le decisioni che prendono – anche e soprattutto nel corso della carriera sportiva - sono così importanti per il loro futuro; (ii) identifichino correttamente i loro talenti, dentro e fuori dal “campo”; (iii) siano supportati nell’identificazione di un percorso di crescita; (iv) prestino attenzione e imparino a compiere scelte di gestione economica equilibrate e ponderate; (v) già durante la carriera sportiva si concentrino sulla creazione e lo sviluppo di una rete di contatti (network) solida e duratura; e (vi) acquisiscano e coltivino nuove competenze e conoscenze, per non essere colti di sorpresa dalle sfide del futuro.

1. Prendere il controllo della propria carriera e delle proprie decisioni

Per avviare un processo di auto-consapevolezza, il primo passo per un atleta è quello di comprendere l’importanza – oltre che la necessità – di lavorare sulla costruzione di una carriera che prosegua anche al termine di quella sportiva. È certamente possibile che tale seconda carriera sia comunque collegata alla prima, per il contesto nel quale si svolge (i.e. quello sportivo) o perché rappresenta la naturale evoluzione della prima. Si pensi ad esempio a un atleta che diventa un allenatore o un dirigente sportivo. Altresì, è possibile che la seconda carriera di un atleta non abbia nulla a che fare con la prima, rappresentando un percorso professionale in un contesto diverso e slegato da quello sportivo.
Gli atleti dovrebbero dunque prendere il controllo della loro carriera, delle loro decisioni e, in definitiva, della loro vita e della loro vita oltre lo sport avendo a mente, innanzitutto, alcune domande, che gli atleti possono iniziare a porsi e a porre alle figure che gravitano attorno a loro. Ed ecco che altrettanto importanti sono le domande che quelle stesse figure possono porre agli atleti per stimolare in loro pensieri e visioni sul futuro. Alcuni esempi di domande sono i seguenti: “cosa voglio fare in futuro?”, “cosa sono in grado di fare?”, “cosa sono bravo a fare?”, “cosa voglio raggiungere nella vita?” e, soprattutto, “qual è il mio scopo?”.

Senza porsi queste domande, per un atleta sarà estremamente difficile pianificare il proprio futuro. È di primaria importanza che tali quesiti siano posti nel modo e al momento giusto. In tal senso, il ruolo chiave di supportare gli atleti a porsi (e a porre) le domande corrette spetta a tutti coloro che sono loro vicini. A titolo esemplificativo, questo compito spetterebbe a (i) agenti sportivi, il cui obiettivo principale dovrebbe essere proprio quello di promuovere il miglior percorso di carriera per i propri clienti; (ii) psicologi, in grado di aiutare gli atleti a comprendere meglio la propria personalità, le proprie motivazioni e i propri talenti; (iii) avvocati, che grazie alla comprensione dei rischi economici e legali che si corrono nel terminare la carriera sportiva senza le adeguate conoscenze possono fornire consigli in termini di pianificazione. In particolare, gli avvocati dello sport potrebbero assumere un ruolo particolarmente significativo poiché, conoscendo approfonditamente il funzionamento e i rapporti dell’ordinamento sportivo oltre che le dinamiche della industry anche al di fuori del campo da gioco, possono supportare l’atleta fornendogli le competenze e conoscenze per poter continuare a svolgere una professione nel settore sport anche dopo la fine della carriera sportiva; (iv) agenti assicurativi, che possono aiutare gli atleti a riconoscere i rischi che dovranno affrontare e a identificare le migliori polizze per mitigarli; (v) commercialisti e consulenti finanziari, che possono supportare gli atleti a orientare i loro investimenti non solo nel modo più redditizio, ma anche in direzioni o aree in cui l’atleta ha un interesse oltre il mero profilo reddituale, consentendogli o consentendole di coltivare le proprie ambizioni.

2. Identificare i propri talenti

Il talento è l’abilità naturale, l’inclinazione, la capacità di far qualcosa bene. Ogni atleta ha talenti e caratteristiche individuali che si manifestano nel corso della carriera sportiva, ma che possono essere utilizzati anche in quella successiva. Ad esempio, la leadership, la resilienza o la facilità di comprendere le dinamiche del gioco (la cosiddetta intelligenza tattica). Alcuni di questi talenti sono innati, mentre altri possono essere sviluppati nel tempo. Alcuni sono statici - nel senso che non possono essere migliorati - mentre altri sono dinamici e allenabili. Alcuni rappresentano tratti di personalità che fanno parte delle nostre caratteristiche e, in alcuni casi, del nostro patrimonio genetico. In ogni caso, è importante distinguere tra competenze tecnico- professionali e competenze trasversali.

Le competenze tecnico-professionali si sviluppano come conseguenza di una carriera sportiva e possono essere trasposte e utilizzate anche in una seconda carriera che si svolge in un contesto sportivo. Si pensi ai casi di Paolo Maldini o Javier Zanetti che da atleti di enorme successo sono riusciti ad intraprendere carriere altrettanto di successo come dirigenti sportivi, grazie alle competenze e alle dinamiche tecnico-tattiche apprese come giocatori. Essendo abituati ad allenarsi e a competere con giocatori di talento e rapportarsi con dirigenti affermati, hanno avuto la possibilità di sviluppare la capacità di individuare il talento e di riconoscere i giocatori e/o i dirigenti di successo. Questo è stato fondamentale per il loro successo come direttore tecnico, nel caso di Maldini, e come vicepresidente di un club, nel caso di Zanetti.

Le competenze trasversali, si riferiscono invece a capacità specifiche che possono essere utilizzate per il successo in contesti diversi da quelli in cui sono state utilizzate fino a quel momento. In tal senso è utile riportare l’esempio dello storico calciatore dell’AC Milan, George Weah, che ha utilizzato il suo carisma e la sua leadership - intesa come capacità di guidare e influenzare gli altri - per ottenere successi sul campo durante la sua carriera sportiva (vincendo diversi campionati nazionali e un pallone d’oro) e per raggiungere obiettivi professionali completamente diversi nel corso della sua seconda carriera, diventando il Presidente della Liberia dal 2018 al 2024.

È fondamentale individuare questi talenti mediante l’utilizzo di strumenti come test di personalità o colloqui 1-to-1 con psicologi o esperti della materia. Proprio per questo motivo è fondamentale che l’atleta comprenda il prima possibile l’importanza di essere assistito da professionisti in grado di individuare e applicare gli strumenti migliori per supportarlo in ogni fase, anche di individuazione del talento.

3. Definire un piano di sviluppo

Con il supporto di uno o più professionisti (coach, psicologi, formatori e avvocati), è essenziale definire un percorso di crescita per guidare gli atleti nella definizione di un piano di sviluppo completo. Una volta individuati i propri talenti, gli atleti passano alla fase successiva, concentrandosi sulla domanda: “cosa voglio fare dopo?”.
Studiosi della materia hanno individuato quattro fasi per attivare un piano di sviluppo di successo:
a) Conoscere il mercato del lavoro di riferimento: gli atleti devono essere messi nelle condizioni di acquisire una conoscenza delle posizioni e dei ruoli che potrebbero andare a ricoprire nel mercato del lavoro. Tale sforzo è reso ancor più difficile dal fatto che i ruoli che possono essere identificati oggi, verosimilmente non saranno gli stessi del futuro. Gli atleti possono in ogni caso identificare potenziali ruoli – o perlomeno aree o settori di interesse - riconoscendo le potenziali opportunità di lavoro che corrispondono ai loro talenti e alle loro aspettative, ivi incluse le attività e le abilità/conoscenze richieste. In questo senso, gli avvocati dello sport – alla luce della loro conoscenza dell'ecosistema sportivo - potrebbero svolgere un ruolo chiave nell’orientare gli atleti verso quella che potrebbe essere per loro l’opzione migliore.
b) Conoscere sé stessi: una volta individuati uno (o più) potenziali profili lavorativi interessanti, gli atleti sono chiamati ad avviare un percorso per acquisire consapevolezza delle proprie motivazioni (cosa vogliono fare) e attitudini (cosa sono più portati a fare). In questa fase un ruolo centrale può essere svolto dagli psicologi che possono supportare gli atleti in questa ricerca utilizzando test e metodologie ad hoc, inclusi eventuali colloqui 1-to-1.
c) Definire un piano di sviluppo basato sulle competenze e abilità identificate nei passaggi precedenti. Tale piano di sviluppo deve essere condiviso dall’atleta che dovrà impegnarsi a rispettarlo e portarlo avanti secondo le modalità concordate.
d) Attuare il piano di sviluppo coerentemente con quanto definito nei punti che precedono. In questa fase la motivazione degli atleti gioca il ruolo principale, garantendo che a prescindere da dove la carriera sportiva conduca l’atleta, sia fisicamente che mentalmente, questi non dimentichi quanto pianificato per portare a termine il piano di sviluppo e il proprio percorso professionale.

4. Sviluppare un network

Alcuni atleti tendono a concentrarsi esclusivamente sulle loro prestazioni sportive, trascurando altri aspetti della loro carriera che, sebbene possano sembrare superflui o quasi ostruzionistici rispetto alla performance, potrebbero rappresentare invece asset fondamentali per lo sviluppo di una carriera sostenibile e duratura.

Sebbene sia certamente apprezzabile che un atleta decida di dedicare il 100% delle proprie risorse ed energie alla propria carriera sportiva, ciò si scontra inevitabilmente con il fatto che alcune delle opportunità a cui gli atleti hanno accesso durante la loro carriera sportiva scompariranno al momento del passaggio alla seconda carriera. La conseguenza è che molti atleti finiscono per ottimizzare i risultati (sportivi) della loro prima carriera, compromettendo però la possibilità di massimizzare il potenziale della seconda. Seconda carriera che, nella maggior parte dei casi, durerà molto più della prima in termini temporali.

Come detto, l’apice della carriera sportiva di un atleta è anche il momento in cui può ottenere più opportunità di costruire relazioni e legami di cui potrà beneficiare in futuro. Infatti, durante la loro carriera sportiva gli atleti sono esposti ed hanno accesso a moltissimi stakeholder - sia dell’industria sportiva che non - con cui possono coltivare relazioni personali e professionali.
Ad esempio, è molto probabile che gli atleti entrino in contatto con altri atleti a livello interdisciplinare (e non solo quindi compagni di squadra o rivali dello stesso sport, durante la loro carriera sportiva piuttosto che in seguito. Un esempio è chiaramente rappresentato dalle Olimpiadi, dove gli atleti d’élite trascorrono quasi un mese insieme ad altri atleti di punta dello stesso (o di altri) paese, con la possibilità di imparare e acquisire competenze trasversali dai campioni di altri sport.

Inoltre, gli atleti hanno l’opportunità di interagire con aziende e organizzazioni nelle attività quotidiane, ad esempio durante le partite o gli allenamenti, e durante gli eventi ufficiali, come nel corso di eventi promozionali per gli sponsor. Queste occasioni di connessione hanno il potenziale per sbloccare opportunità di sponsorizzazione, ma anche per coltivare relazioni che trascendono i confini del settore sportivo. Le collaborazioni con le aziende possono tradursi in partnership, sponsorizzazioni, occasioni di investimento e/o ogni altro genere di prospettiva di carriera post sportiva. L’impegno con le istituzioni offre agli atleti una piattaforma per sostenere cause sociali e partecipare alla filantropia. Stabilire questi legami in anticipo non solo arricchisce la carriera attuale dell'atleta, ma getta anche le basi per una rete diversificata e d'impatto che si estende ben oltre la permanenza nell'arena sportiva. Inoltre, le potenziali associazioni con istituzioni accademiche, organi di governo dello sport e altre organizzazioni possono offrire agli atleti opportunità di formazione, di potenziamento delle competenze e di sensibilizzazione della comunità, che possono a loro volta portare a borse di studio, programmi di formazione e partnership in iniziative che promuovono la sportività e il coinvolgimento della comunità.

Inoltre, gli atleti durante la loro carriera sportiva hanno l’opportunità unica di sviluppare un’agilità culturale e relazionale che è estremamente difficile da coltivare dopo la carriera sportiva. L’agilità culturale e relazionale è un’abilità chiave che consiste nella capacità di relazionarsi, creare legami e influenzare gli altri. Inoltre, stabilendo relazioni con altri atleti e individui di altri Paesi, gli atleti sviluppano una visione dinamica del mondo che li prepara ad affrontare le diverse sfide della loro prima e seconda carriera. L’agilità culturale si riferisce anche alla capacità di imparare a relazionarsi e ad apprezzare culture diverse, rappresentando una soft skill fondamentale per favorire il successo aziendale in un ambiente sempre più globale.

Inoltre, è evidente come gli atleti si stiano trasformando (anche involontariamente) sempre più in influencer, alla luce della loro innata capacità di influenzare i loro tifosi. Gli atleti sono sempre più dei modelli valoriali e i social network rappresentano per loro uno strumento per ottenere ancor più esposizione e consolidare la loro fanbase. Una corretta gestione di tale strumento non solo rappresenta un’importante generatore di ricavi, ma amplifica anche il loro impatto sociale, ossia la loro influenza “al di fuori del campo”. La notevole visibilità offerta dallo sport consente agli atleti di avere un’influenza che difficilmente gli stessi riescono a mantenere anche nella loro seconda carriera, una volta lontani dal campo da gioco, dalle apparizioni televisive, dalle interviste e dallo show business in generale. Questo fenomeno poi è ancor più sentito dagli atleti che svolgono prestazioni sportive meno remunerative e per i quali un utilizzo strategico delle piattaforme social e un’attenta gestione dei diritti d’immagine può fare la differenza per garantire un flusso di entrate costante e duraturo durante la prima e la seconda carriera.

Per questi motivi, gli atleti dovrebbero investire strategicamente sulla creazione di un proprio personal brand in grado di perdurare oltre la fine della carriera sportiva, ad esempio costruendo una solida presenza sui social network per ottimizzare l’esposizione e il coinvolgimento dei fan e garantire entrate a lungo termine svincolate dalla prestazione sportiva.
È evidente che, se gli atleti iniziassero a lavorare sul personal brand quando la loro carriera sportiva è al culmine, usandola come volano, aumentano le possibilità di accelerare la crescita del loro personal brand stesso al di là dello sport, rispetto a quando iniziano a lavorarci quando sono più vicini al ritiro. Questo vale anche per lo sviluppo del network. Più gli atleti sono vicini al ritiro, meno opportunità avranno di sviluppare contatti ed espandere la loro rete.

5. Compiere scelte di gestione economica equilibrate e ponderate
Molti atleti di élite sono in grado di realizzare in pochi anni un patrimonio estremamente consistente. Pertanto, la loro gestione economico-finanziaria è estremamente compressa in un lasso di tempo limitato con la conseguenza che le decisioni su come gestire le finanze sono ancora più delicate e complesse, tenuto conto dell’impatto a lungo termine che tali decisioni comportano per le carriere.

Per questo motivo, è fondamentale che vengano adottate il prima possibile buone abitudini economico- finanziarie. Tali “buone abitudini” sono necessariamente legate a una comprensione dei principi economici e finanziari che stanno alla base degli investimenti e delle scelte di gestione economico finanziarie. Pertanto, gli atleti con un reddito rilevante dovrebbero impegnarsi per acquisire un’educazione finanziaria di base, al fine di prevenire eventuali frodi o truffe o di evitare di essere indotti a compiere operazioni finanziarie altamente rischiose e poco redditizie.
Naturalmente, gli atleti dovrebbero essere guidati nelle loro decisioni finanziarie da professionisti come consulenti finanziari o wealth advisor, ma anche la decisione “da chi farsi consigliare” è estremamente delicata ed agenti, avvocati e familiari dovrebbero supportare l’atleta nell’identificazione di una persona affidabile che possa ricoprire questo ruolo.

Inoltre, per assicurarsi un benessere completo nel corso della carriera, è suggeribile che gli atleti investano in una copertura assicurativa che li tuteli da rischi sia sportivi, che fisici e/o finanziari. Gli atleti sono esposti alla minaccia intrinseca di infortuni, che possono avere profonde ripercussioni fisiche, psicologiche e finanziarie. Acquistando strategicamente polizze assicurative tailor made per mitigare i rischi specifici associati al loro sport, gli atleti non solo rafforzano la loro sicurezza personale, ma contribuiscono anche alla stabilità complessiva delle loro imprese sportive. Inoltre, considerando la natura volatile dei panorami finanziari, gli atleti devono navigare tra le potenziali insidie economiche che possono sorgere dopo la carriera atletica. Di conseguenza, diventa imperativo un investimento oculato in un’assicurazione finanziaria, che fornisca una rete di sicurezza contro le flessioni economiche impreviste e garantisca una traiettoria finanziaria più resistente nel corso del loro percorso professionale. Questo duplice impegno per la protezione fisica e finanziaria è fondamentale per gli atleti che desiderano una vita professionale sostenibile e sicura.

Gli atleti dovrebbero essere aiutati ad avere un’adeguata educazione finanziaria (si parla di “alfabetizzazione finanziaria”) durante la loro carriera sportiva per evitare di depauperare il loro patrimonio e investirlo invece in attività che possano offrire nuove opportunità durante la loro seconda carriera. In questo senso, come evidenziato in precedenza, è fondamentale che gli atleti si circondino di figure professionali che possano educarli e sostenerli nella gestione delle loro risorse.
In quest'ottica, gli atleti dovrebbero essere in grado di anticipare e valutare il loro reddito personale futuro una volta terminata la carriera sportiva, per investire in anticipo e prepararsi alla carriera post-sportiva. Inoltre, gli atleti dovrebbero imparare a valutare il costo della vita per sé stessi e per le loro famiglie, mantenendo uno stile di vita stabile bilanciando spese e risparmi. Infine, è fondamentale che gli atleti imparino a valutare gli investimenti necessari per raggiungere gli obiettivi futuri.

6. Acquisire nuove competenze e conoscenze
Se la carriera è l'evoluzione della vita professionale di una persona segnata da tappe significative che caratterizzano la crescita, la formazione gioca un ruolo fondamentale nel supportare le scelte degli atleti nell'identificare i passi successivi.

Come anticipato, gli atleti devono avere chiaro sin dall’inizio della loro carriera sportiva che essa rappresenterà solamente una parte del loro percorso professionale. Così come hanno allenato le loro capacità atletiche, devono coltivare i loro talenti e le loro ambizioni in diversi settori per avere la possibilità di avere una seconda carriera di successo tanto quanto quella sportiva.
Una volta individuato il percorso di crescita, diventa fondamentale acquisire nuove competenze e conoscenze per raggiungere i propri obiettivi. Secondo una ricerca del 2019 sul futuro del mondo lavoro, l’85% dei lavori che esisteranno nel 2030 non sono ancora stati inventati. Pertanto, gli atleti devono essere in grado di acquisire e sviluppare le competenze e le conoscenze che consentano loro di affrontare il nuovo mercato del lavoro e le sue evoluzioni, essendo pienamente consapevoli di ciò che possono offrire e di cosa vogliono raggiungere.

Ci si chiede dunque a chi spetti il compito di promuovere e facilitare la formazione degli atleti. Soprattutto per quegli atleti che non hanno le risorse per essere assistiti o per individuare i consulenti competenti, le federazioni, le leghe, i club e le associazioni di atleti hanno iniziato a fornire corsi e programmi per promuovere, ad esempio, la formazione manageriale e l’alfabetizzazione finanziaria. Gli atleti potrebbero approfittare il più possibile di questi corsi per massimizzare non solo i loro ricavi ma anche per iniziare già durante la loro prima carriera ad acquisire nozioni e conoscenze utili per la seconda.

Ad esempio, negli Stati Uniti la National Basketball Players Association (NBPA) offre ai giocatori dell’NBA, tra gli altri, un programma di alfabetizzazione finanziaria con l’obiettivo di garantire che gli atleti siano dotati degli strumenti finanziari educativi e della fiducia necessaria per avere successo nella loro seconda carriera, insegnando competenze finanziarie fondamentali come la definizione di obiettivi finanziari, lo sviluppo di un personal brand, la definizione di un budget e la comprensione del valore dell’educazione finanziaria. Inoltre, la NBPA offre anche risorse finanziarie e di investimento per fornire ulteriore supporto ai giocatori.

In Europa, la UEFA offre a tutti gli atleti la possibilità di iscriversi al UEFA Career Transition Programme (UEFA CTP), un programma professionale per i giocatori che vogliono pianificare il loro futuro professionale fuori dal campo. L’obiettivo del programma è quello di aiutare i calciatori a identificare le loro competenze trasversali, a comprendere meglio le opportunità di lavoro disponibili, ad acquisire conoscenze finanziarie di base e a imparare come la loro esperienza possa essere riapplicata in un nuovo ruolo e/o contesto.
In Italia, la Federazione Italiana di Atletica Leggera (FIDAL) ha lanciato un progetto ambizioso, denominato “Progetto Talento: formiamo i campioni di domani”, con l’obiettivo di fornire una formazione agli atleti che si affacciano sulla scena sportiva nazionale e internazionale, coinvolgendoli in un percorso educativo per gestire efficacemente la loro carriera.

Naturalmente, anche i corsi e i programmi di “sport management” e “sport finance” dedicati agli ex atleti hanno iniziato a proliferare presso le istituzioni universitarie, sia pubbliche che private. In ogni caso, oltre a tutte le figure citate, un ruolo centrale nel contribuire alla formazione degli atleti spetterà certamente agli agenti, in quanto responsabili dello sviluppo della carriera a 360 gradi dell’atleta e, almeno per quanto riguarda le questioni attinenti alla sfera di conoscenza del sistema sportivo, agli avvocati dello sport.

Il ruolo degli avvocati dello sport

Oggi gli avvocati dello sport non dovrebbero prescindere dall’essere in grado di fornire strumenti per supportare gli atleti nella transizione dalla carriera sportiva alla cosiddetta seconda carriera. Questa assistenza dovrebbe includere la tradizionale assistenza legale senza tuttavia limitarsi ad essa, avendo le conoscenze e le competenze per sostenere gli atleti anche oltre la mera assistenza legale giudiziale e stragiudiziale.
Gli avvocati dello sport sono infatti figure dotate di un’esperienza e conoscenza tale del settore da poter fornire un’intera gamma di strumenti legali ed educativi utili per la seconda carriera degli atleti, assistendoli durante tutta la transizione. Inoltre, potrebbero utilizzare le loro conoscenze dei rischi solitamente affrontati dagli atleti per prepararli su come prevenire e affrontare tali rischi. Gli avvocati hanno poi una profonda conoscenza delle conseguenze che possono derivare da una gestione patrimoniale imprudente, frutto anche dell’instaurazione di rapporti contrattuali rischiosi e pregiudizievoli.

Ad esempio, gli avvocati dello sport sono abituati ad assistere i propri clienti: (i) nell’affrontare controversie civili per salvaguardare i propri diritti, recuperare i propri crediti e gestire i conflitti derivanti da accordi commerciali e di lavoro; (ii) nell’affrontare questioni di natura fiscale; (iii) nel gestire controversie di diritto sportivo contro agenti e club e conflitti derivanti da trasferimenti e/o tesseramenti; (iv) nel gestire questioni di diritto civile-familiare; (v) nell’occuparsi di questioni immobiliari; (vi) nel salvaguardare la proprietà intellettuale, ad esempio creando e proteggendo i marchi dei propri assistiti; (vii) nel garantire il rispetto delle norme antidoping imposte dagli organi di governo dello sport; (ix) nel gestire i problemi legali legati alla gestione social media degli atleti, ivi inclusi casi di violazione della privacy derivanti dall’uso non autorizzato di informazioni personali; e (x) nell’affrontare casi di violazione dei diritti di immagine.

Inoltre, gli avvocati dello sport sono in grado di assistere gli atleti nella creazione di strumenti per la gestione dei propri diritti d'immagine e la massimizzazione dei loro redditi, nell’attivazione di sponsorizzazioni o partnership con l’obiettivo di sviluppare un progetto duraturo, nella costruzione di network, nella strutturazione di possibili business e nella ricerca di investitori. Infine, gli avvocati dello sport possono guidare gli atleti a compiere scelte eticamente e legalmente corrette che non danneggino la loro immagine e la loro carriera.
Gli avvocati dello sport svolgono anche un ruolo fondamentale nel facilitare lo sviluppo educativo degli atleti, formandoli su nozioni di diritto sportivo che diventano essenziali nel momento in cui gli atleti passano alla loro seconda carriera. Questa formazione legale infra-sport diventa particolarmente pertinente quando gli atleti si approcciano a una seconda carriera all’interno dell'ecosistema sportivo, ad esempio diventando direttori sportivi o agenti sportivi, assicurandosi di possedere le conoscenze necessarie per salvaguardare i propri interessi e prendere decisioni informate in ambiti che vanno dalle trattative contrattuali ai diritti di proprietà intellettuale.
Da questo punto di vista, è fondamentale educare gli atleti fin dalla più giovane età. Infatti, l'atleta spesso vive entrambe le sue carriere all’interno dell'ecosistema sportivo e dovrà conoscerne tutti gli aspetti normativi e istituzionali. In questo modo potrà essere sempre pronto a fare la scelta migliore per il proseguimento della sua carriera.

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