Introduzione
Dopo un lungo periodo di depressione, il calcio italiano è tornato a suscitare grande entusiasmo tra i tifosi e tra gli appassionati. L’analisi dei dati, su cui mi soffermerò in seguito, ma soprattutto il crescente interesse provocato nei media e tra i principali stakeholders del sistema ci confermano che la strada intrapresa, all’indomani dell’elezione della nuova governance federale il 22 ottobre del 2018, è quella corretta. Le vittorie delle Nazionali azzurre, in primis quella guidata dal Commissario Tecnico Roberto Mancini, hanno risvegliato l’orgoglio degli italiani dopo la mancata qualificazione al Mondiale di Russia. Ma questa rinascita in termini di risultati è solo la punta dell’iceberg, sicuramente la più visibile, di un progetto più ampio e strutturato che mira a rilanciare l’intero comparto calcio italiano sotto il profilo delle strategie e dei piani di sviluppo e, in termini di coinvolgimento, a raccontare nuove storie a quanti amano questo splendido sport.
Nell’intenso e trasversale piano di riforma che abbiamo attivato, il primo obiettivo è stato, infatti, ridare credibilità all’intero sistema agendo sulle regole e stimolando l’attuazione di programma innovativi, in ogni settore, quindi riempiendo di contenuto il fin troppo abusato concetto di sostenibilità. Lo abbiamo fatto individuando 4 priorità su cui è stato impostato il lavoro dei primi 100 giorni, alle quali ne sono seguite altre per completare un deciso processo di ‘rinascimento’.
Agendo sulla dimensione economica si è andati ad affrontare la cronicizzazione delle perdite generate dal sistema calcio, imponendo correttivi normativi idonei a salvaguardare la competizione sportiva e le società sane. Lavorando sulla dimensione sociale, la FIGC ha imposto al sistema maggiore attenzione su temi etici e di responsabilità con la consapevolezza che il calcio riesce ad incidere positivamente sulla qualità della vita dei cittadini. Esaltando la dimensione valoriale, la Federazione ha favorito un cambio di mentalità nel mondo del calcio, non concentrandosi solamente sul risultato sportivo, seppur importante, piuttosto su una complessità di valori in grado di generare sviluppo. Tutto questo senza ovviamente tralasciare la dimensione sportiva con l’ottimizzazione dell’attività delle Nazionali, la ricerca del processo più funzionale alla trasformazione del talento in campione, la valorizzazione dei giovani e il forte impulso alla struttura impresso col nuovo Club Italia, nel quale è stata aperta la sezione delle Leggende Azzurre. Sono infatti convinto che, adottando una logica di sistema e ispirandoci alla filosofia orientale del kaizen, secondo la quale per migliorare costantemente bisogna operare con passi continui senza mai interrompere il cammino, si possono operare profondi e proficui cambiamenti.
I numeri del calcio italiano
Il calcio in Italia è lo sport più rappresentativo, un asset di fondamentale importanza all’interno del Sistema Paese. Coinvolge 4,6 milioni di praticanti, con circa 1,4 milioni di tesserati per la FIGC, di cui 833.000 calciatori tesserati nell’ambito dell’attività giovanile (circa il 20% della popolazione italiana maschile tra i 5 e i 16 anni risulta tesserato per la Federcalcio). Ogni anno in Italia si disputano circa 570.000 partite ufficiali, ovvero 1.600 partite al giorno (una ogni 55 secondi). Dati e trend che testimoniano quanto il calcio rappresenti il principale sistema sportivo italiano, se si considera anche il fatto che la FIGC da sola incide per circa il 24% degli atleti tesserati per le 44 Federazioni Sportive Nazionali affiliate al CONI.
Anche dal punto di vista dell’interesse generato, il calcio rappresenta sempre più la grande passione degli italiani. In base ai risultati di un recente sondaggio condotto per conto della FIGC dall’agenzia specializzata Kantar Media, emerge come 32 milioni di italiani si dichiarino interessati a questo sport (il 64% della popolazione italiana over 18, davanti al 40% del motorsport e al 35% del tennis), con 175 milioni di fan e follower sui social network e oltre 670 milioni di video visualizzati su YouTube. Il calcio inoltre è il comparto del settore dello spettacolo italiano con il maggior volume d’affari (il 35% del totale, davanti anche a cinema e teatro, che si fermano rispettivamente al 10% e al 7%, mentre l’incidenza sul volume d’affari complessivamente generato dallo sport italiano è pari all’81%). Si tratta di uno sport che rappresenta sempre più un asset fondamentale del mercato televisivo italiano: nella classifica dei 50 programmi più visti nella storia della televisione italiana compaiono ben 49 partite di calcio (tra cui 45 partite della Nazionale), mentre nella top 50 degli eventi sportivi con maggior raccolta nella storia delle scommesse sportive figurano unicamente partite di calcio. Significativo anche il livello di internazionalizzazione: il calcio italiano produce infatti un’audience mondiale di quasi 2 miliardi di telespettatori (considerando le Nazionali e la Serie A maschile).
Il nostro mondo, nel suo complesso, è sempre più un settore in grado di incidere profondamente sul Sistema Paese a livello economico, fiscale, ovviamente sportivo, ma anche sociale, fino a poter diventare un vero e proprio fattore per favorire lo sviluppo sostenibile dell’intero sistema economico e sociale italiano. Con l’obiettivo di rappresentare il crescente valore creato da questo sport, la FIGC ha avviato un programma di studio in condivisione con la UEFA, finalizzato alla realizzazione di un business case di valore scientifico. L’algoritmo elaborato, denominato “Social Return On Investment (SROI) Model”, ha analizzato il rilevante impatto socio-economico del calcio italiano dei quasi 1,1 milioni di calciatori e calcistici tesserati per la FIGC, che risulta pari nel 2017-2018 a circa 3,01 miliardi di euro. I settori coinvolti sono quello economico (742,1 milioni di contributo diretto all’economia nazionale), sociale (1.051,4 milioni di risparmio economico generato dai benefici prodotti dall’attività calcistica) e sanitario (1.215,5 milioni in termini di risparmio della spesa sanitaria), insieme a quello delle performance sportive.
Il profilo del calcio professionistico
Questi numeri, di grande e crescente rilevanza, dal punto di vista della dimensione sportiva e dell’interesse generato, si traducono in importanti riflessi dal punto di vista economico; il fatturato diretto generato dal settore calcio è stimabile in 4,7 miliardi di euro; come a dire che circa il 12% del PIL del calcio mondiale viene prodotto nel nostro Paese. Di questa cifra, il 23% viene prodotto dai campionati dilettantistici e giovanili, dalla FIGC e dalle leghe calcistiche (1,1 miliardi di euro), mentre il restante 77% (3,6 miliardi) dal settore professionistico, ovvero dal valore della produzione generato dai club di Serie A, Serie B e Serie C. Un dato che evidenza quanto il comparto professionistico rappresenti il principale attore all’interno del sistema calcio e dell’intero sport italiano.
Andando ad approfondire i numeri del sistema professionistico, dal punto di vista dell’attività sportiva nel corso dell’ultima stagione sportiva analizzata dal ReportCalcio della FIGC (2017-2018) risultano attive un totale di 99 società di calcio professionistico (20 in Serie A, 19 in Serie B e 60 in Serie C), per un totale di 467 squadre partecipanti ai campionati di livello professionistico (dalle prime squadre fino ai campionati giovanili); a livello di numero di società, squadre e calciatori tesserati, il sistema professionistico incide molto meno rispetto al settore del calcio dilettantistico e giovanile.
Tabella 1 - Calciatori tesserati per la FIGC 2017-2018 - suddivisione per tipologia di attività
|
Italiani |
Stranieri |
Totale |
Incidenza % |
Dilettanti |
346.052 |
18.982 |
365.034 |
34,5% |
Settore Giovanile e Scolastico |
640.915 |
39.616 |
680.531 |
64,3% |
Giovani di serie |
8.778 |
448 |
9.226 |
0,9% |
Professionisti |
2.103 |
796 |
2.899 |
0,3% |
Totale attività professionistica |
||||
Totale |
997.848 |
59.842 |
1.057.690 |
100,0% |
Calciatori impiegati nell’attività professionistica - suddivisione per serie
Professionisti - Serie A |
1.225 |
Professionisti - Serie B |
711 |
Professionisti - Serie C |
963 |
Giovani di serie - Serie A |
2.222 |
Giovani di serie - Serie B |
2.294 |
Giovani di serie - Serie C |
4.710 |
Attività professionistica |
12.125 |
Fonte: ReportCalcio 2019
Come si può vedere dalla tabella 1, l’incidenza dei calciatori impiegati nel settore professionistico (giovani di serie e professionisti) è pari ad appena l’1,2% del totale degli atleti tesserati per la FIGC. Considerando le partite ufficiali, il calcio professionistico incide per appena l’1% delle 567.541 gare disputate nel 2017-2018. Nonostante il minor livello di tesserati e di partite ufficiali disputati, il calcio professionistico come già accennato rappresenta per distacco il principale comparto calcistico dal punto di vista del giro d’affari; il valore della produzione medio per una società di Serie A è pari infatti a quasi 154 milioni di euro, mentre in Serie B e in Serie C è pari rispettivamente a 18,6 e a 2,7 milioni, dati significativamente superiori a quelli che il Centro Studi FIGC aveva rilevato nel 2015 nello studio sul Conto Economico del Calcio Italiano e relativi al sistema dilettantistico e giovanile: in Serie D, ad esempio, il fatturato medio per società è pari a circa 345.000 euro (a fronte di costi per quasi 372.000 euro), nella Serie A di Calcio a 5 Maschile raggiunge i 195.000 euro (i costi sono invece pari a 191.000 euro), mentre per una società di puro settore giovanile e scolastico non supera i 54.000 euro (con costi pari a 53.000 euro). Un altro interessante termine di paragone riguarda il costo del lavoro: le società di calcio professionistico incidono in termini numerici per appena lo 0,8% degli oltre 12.400 club calcistici italiani, ma producono da sole un costo complessivo pari a 1,8 miliardi di euro, rispetto ai circa 412 milioni prodotti complessivamente dal calcio dilettantistico e giovanile.
Con riferimento al calcio professionistico a livello aggregato, la tabella 2 riassume i principali trend relativi al profilo economico-finanziario.
Tabella 2 - Calcio professionistico - evoluzione del profilo economico e finanziario a livello aggregato (dati in milioni di euro)
|
07-08 |
08-09 |
09-10 |
10-11 |
11-12 |
12-13 |
13-14 |
14-15 |
15-16 |
16-17 |
17-18 |
Valore della produzione |
2.311 |
2.350 |
2.506 |
2.486 |
2.660 |
2.696 |
2.727 |
2.626 |
2.858 |
3.350 |
3.551 |
Costo della produzione |
2.496 |
2.656 |
2.838 |
2.892 |
3.018 |
2.972 |
2.994 |
3.078 |
3.143 |
3.312 |
3.548 |
Risultato netto |
-261 |
-340 |
-347 |
-430 |
-388 |
-311 |
-317 |
-536 |
-372 |
-156 |
-215 |
Patrimonio netto |
460 |
465 |
406 |
202 |
287 |
293 |
273 |
37 |
151 |
358 |
490 |
Debiti |
2.388 |
2.618 |
2.797 |
3.189 |
3.436 |
3.402 |
3.686 |
3.386 |
3.504 |
4.009 |
4.266 |
Fonte: ReportCalcio 2019
Dall’analisi dei principali trend a livello aggregato, emergono alcune considerazioni significative; in primo luogo, il forte incremento del valore della produzione, che nelle ultime 11 stagioni è cresciuto mediamente ogni anno del 4,4%, ad un tasso notevolmente superiore rispetto al clima economico generale del Sistema Paese (nello stesso periodo il PIL italiano a prezzi correnti non ha superato il +0,4%). Anche il costo della produzione (composto per larga parte dagli stipendi del personale tesserato e dagli ammortamenti sui diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori) risulta in forte crescita, ma con un tasso di incremento inferiore rispetto al valore della produzione (+3,6% rispetto al già accennato +4,4% dei ricavi). Lo squilibrio economico rimane purtroppo una costante del settore professionistico, con una perdita aggregata che negli ultimi 11 anni è stata pari a quasi 3,7 miliardi di euro, ma si può al tempo stesso notare una leggera e positiva inversione di tendenza, soprattutto nel corso degli ultimi esercizi analizzati (la perdita è passata dal record di 536 milioni di euro del 2014-2015 ai 156 del 2016-2017, per poi risalire leggermente fino ai 215 milioni del 2017-2018).
A livello finanziario, lo scenario appare più critico: nel 2017-2018 il patrimonio netto aggregato è pari, infatti, a 490 milioni di euro, in positivo aumento rispetto agli esercizi precedenti grazie anche ai 2,4 miliardi di euro di ricapitalizzazioni effettuate dai proprietari dei club professionistici negli ultimi 7 anni, a fronte però di un ben più elevato livello di indebitamento (quasi 4,3 miliardi di euro). L’Equity Ratio ammonta nel 2017-2018 ad appena il 9,4%, dato comunque in forte crescita rispetto all’1% del 2014-2015.
La positiva e già accennata inversione di tendenza registrata negli ultimi anni rappresenta anche il risultato di un importante percorso realizzato da parte della FIGC, finalizzato ad accompagnare il calcio professionistico verso una miglior condizione di sostenibilità economico-finanziaria. Il programma di riforme, in particolare, si è concretizzato con la modifica delle Licenze Nazionali, ovvero dei criteri organizzativi, infrastrutturali, legali ed economico-finanziari che i club professionistici sono obbligati ad osservare per potersi iscrivere ai campionati di Serie A, Serie B e Serie C. All’introduzione di nuovi e più stringenti indicatori di controllo economico-finanziario (indice di liquidità, rapporto tra costo del lavoro allargato e valore della produzione, rapporto tra debiti e valore della produzione e indice di patrimonializzazione) si è accompagnata l’introduzione di norme e principi ispirati al Financial Fair Play UEFA, con l’obiettivo di spingere i club a diminuire lo sbilanciamento tra costi e ricavi rilevanti (introduzione della “break-even rule”) e ad investire maggiormente a lungo termine, in particolare in attività sociali, stadi, centri sportivi e settori giovanili, al fine anche di aumentare la competitività internazionale del nostro calcio e favorire in parallelo un aumento del livello di trasparenza connesso agli assetti proprietari delle società professionistiche.
Il percorso virtuoso avviato dalla FIGC ha già contribuito a produrre degli importanti risultati, considerando ad esempio il confronto tra i principali parametri economico-finanziari registrati negli ultimi 2 bienni analizzati.
Tabella 3 - Il miglioramento del profilo economico-finanziario del calcio professionistico (dati in milioni di euro)
|
Media biennio 2014-2016 |
Media biennio 2016-2018 |
Variazione |
Valore della produzione |
2.742 |
3.451 |
+26% |
Costi operativi |
2.489 |
2.694 |
+8% |
EBITDA |
253 |
757 |
+199% |
Club con risultato netto negativo |
85% |
75% |
-10% |
Costo del lavoro / valore della produzione |
58% |
50% |
-8% |
Risultato netto |
454 |
-186 |
+59% |
Patrimonio netto |
94 |
424 |
+352% |
Equity ratio |
2% |
8% |
+6% |
Debiti / valore della produzione |
126% |
120% |
-6% |
Fonte: ReportCalcio 2019
Oltre al miglioramento del profilo economico-finanziario, nel corso degli ultimi anni si è assistito ad un aumento degli investimenti a lungo termine, con riferimento ad esempio ai settori giovanili: il budget messo a disposizione dai club professionistici per lo sviluppo dell’attività giovanile è infatti cresciuto del 9,2% solo nell’ultimo triennio (dai 131,6 milioni di euro del 2015-2016 ai 143,7 del 2017-2018). Le considerazioni sopra analizzate relative allo scenario del calcio professionistico a livello aggregato ritornano anche nell’analisi dei singoli campionati di Serie A, Serie B e Serie C. Lo squilibrio economico-finanziario, per quanto in leggero miglioramento, appare inoltre più evidente nelle divisioni professionistiche inferiori, come emerge chiaramente dal prospetto riportato nella tabella 3. Si può notare, ad esempio, come la percentuale di club in utile diminuisca progressivamente (dal 45% della Serie A all’11% della Serie C), mentre il rapporto tra la perdita è il volume d’affari prodotto passa dal 3% della Serie A al 16% della Serie B, per poi scendere ulteriormente al 48% in Serie C.
Tabella 4 - Risultati di sintesi per serie nel 2017-2018 (dati in milioni di euro)
Serie A |
Serie B |
Serie C |
|
Campione analizzato: |
Campione analizzato: |
Campione analizzato: |
|
20 su 20 |
19 su 22 |
46 su 57 |
|
Valore della produzione |
3.071 |
353 |
126 |
Costo del lavoro |
1.474 |
214 |
105 |
Altri costi |
1.695 |
195 |
81 |
Risultato netto |
- 98 |
- 56 |
- 60 |
Risultato netto / valore della produzione |
-3% |
-16% |
-48% |
Percentuale di club in utile |
45% |
32% |
11% |
Costo del lavoro / valore della produzione |
48% |
61% |
83% |
Equity Ratio |
9% |
19% |
0% |
|
|||
Crescita media annua fatturato medio per società 2007-2018 |
+5,4% |
+1,0% |
+2,7% |
Risultato netto aggregato 2007-2018 |
- 2.302 |
- € 684m |
- € 686 |
Fonte: ReportCalcio 2019
Tornando allo scenario del sistema professionistico, è evidente quanto la Serie A rappresenti per distacco il principale campionato in termini di dimensione economica, con un valore della produzione pari a quasi 3,1 miliardi di euro e un’incidenza dell’86% sul valore della produzione totale. La principale fonte di ricavo è rappresentata dai diritti televisivi e radio (voce che comprende anche i proventi derivanti dalla partecipazione alle coppe europee da parte dei club italiani), con un totale pari a 1,2 miliardi, il 40% dei ricavi totali. Seguono le plusvalenze derivanti dalla cessione dei calciatori (713 milioni, il 23% del totale) e i ricavi derivanti da sponsorizzazioni e attività commerciali (517 milioni, il 17% del totale), mentre i ricavi provenienti dalla vendita di biglietti e abbonamenti sono pari a 302 milioni di euro, e incidono per appena il 10% del totale del fatturato. Le altre tipologie di ricavi pesano anch’esse per il 10% del totale (con un valore pari a 310 milioni).
Anche nel caso della Serie A, come già visto per il calcio professionistico in generale, è interessante analizzare l’importante trend di crescita del fatturato: solo tra il 2007-2008 il valore della produzione è aumentato di 1,2 miliardi di euro, grazie in particolare all’incremento delle plusvalenze (+495 milioni), dei diritti tv e radio (+268) e dei ricavi da sponsorizzazioni e attività commerciali (+252 milioni), mentre l’incremento degli altri ricavi e dei proventi derivanti dal ticketing è risultato meno rilevante (rispettivamente +151 e +89 milioni di euro).
Nonostante questa importante crescita, la competitività economia della Serie A in confronto agli altri principali campionati negli ultimi anni è progressivamente diminuita, tanto che nel 2017-2018 (considerando il valore della produzione al netto delle plusvalenze) il massimo campionato italiano fattura circa 2,5 volte di meno della Premier League inglese, che ha ormai superato i 5,4 miliardi di euro di fatturato netto. La Serie A, con un dato pari a circa 2,4 miliardi, risulta anche sopravanzata dalla Bundesliga tedesca e dalla Liga spagnola, posizionandosi al quarto posto in Europa davanti alla Ligue 1 francese.
Tabella 5 - I ricavi al netto delle plusvalenze delle 5 top league europee nel 2017-2018 (dati in milioni di euro)
Diritti tv e radio |
Sponsorizzazioni, attività commerciali e altri ricavi |
Ricavi da stadio |
Totale |
Crescita dal 2007-2008 |
||||
€m |
Incidenza % |
€m |
Incidenza % |
€m |
Incidenza % |
€m |
€m |
|
Premier League (ING) |
3.210 |
59% |
1.473 |
27% |
757 |
14% |
5.440 |
+2.999 |
Bundesliga (GER) |
1.248 |
39% |
1.382 |
44% |
538 |
17% |
3.168 |
+1.730 |
Liga (SPA) |
1.609 |
52% |
954 |
31% |
510 |
17% |
3.073 |
+1.635 |
Serie A (ITA) |
1.230 |
52% |
827 |
35% |
302 |
13% |
2.359 |
+760 |
Ligue 1 (FRA) |
791 |
47% |
710 |
42% |
191 |
11% |
1.692 |
+703 |
Fonte: ReportCalcio 2019 e Deloitte Annual Review of Football Finance
La tabella 6 riassume lo scenario internazionale, andando anche a confrontare le diverse tipologie di ricavi e il trend del fatturato al netto delle plusvalenze negli ultimi 11 anni. Oltre ai dati relativi al diverso incremento dei ricavi totali (con la Premier League inglese in grado di crescere di circa 3 miliardi, rispetto ai 760 milioni della Serie A), emerge in termini di criticità la distanza tra il massimo campionato italiano e le altre principali espressioni del football business, in termini soprattutto di ricavi da stadio e nella valorizzazione degli asset commerciali. Si tratta come noto di 2 segmenti di business la cui crescita risulterà fondamentale per favorire un aumento della competitività economica del vertice del calcio italiano nel confronto con le altre principali realtà internazionali.
Considerando in particolare gli asset commerciali, una possibile strada da percorrere riguarda l’attrattività verso sponsor e partner provenienti dalle principali realtà internazionali; da questo punto di vista il potenziale di crescita per la Serie A appare molto significativo, se si considera ad esempio il fatto che appena il 12,4% dei 756 accordi di sponsorizzazione sottoscritti dai club di Serie A sono stati stipulati con brand esteri (rispetto al 42% della Liga spagnola e al 46% della Premier League inglese). Considerando nello specifico la categoria di sponsorizzazione più redditizia, ovvero lo sponsor di maglia, emerge come appena il 36% dell’investimento provenga da sponsor stranieri, rispetto all’81% della Premier League e addirittura al 95% della Liga spagnola.
Il tema dei ricavi da stadio e dell’impiantistica sportiva merita invece un approfondimento più analitico. I dati critici relativi al profilo infrastrutturale e al livello di servizi offerti all’interno degli impianti italiani confermano una volta di più la necessità di avviare quanto prima un importante processo di rinnovamento dell’impiantistica sportiva. Nel calcio professionistico, in particolare, l’età media di inaugurazione degli impianti passa da 59 anni della Serie C ai 61 della Serie A, mentre appena il 7% degli stadi non risulta di proprietà pubblica. Nell’81% degli impianti, inoltre, non è presente alcun utilizzo di fonti di energia rinnovabile. Il potenziale economico inespresso appare sempre più significativo: il riempimento della capienza da parte degli spettatori allo stadio in Serie A non supera il 62%, per poi scendere al 44% in Serie B e al 28% in Serie C. Il numero di posti rimasti invenduti supera i 16 milioni, con un potenziale economico inespresso di circa 263 milioni di euro di ricavi da gare aggiuntivi. Grazie anche ai nuovi criteri infrastrutturali recentemente introdotti dalla Federazione, lo scenario appare tuttavia in positivo miglioramento: considerando in particolare la Serie A, si segnala come nelle ultime 2 stagioni sportive il numero di posti dotati di seggiolini a norma UEFA sia cresciuto del 6,1%, mentre la qualità dell’illuminazione degli impianti è migliorata del 7,5% e il numero complessivo di Skybox è aumentato del 9,4%. L’incremento più significativo è quello relativo alle dimensioni dell’Area Ospitalità, in aumento del 18%.
Si tratta di un positivo ritorno all’investimento negli asset infrastrutturali da parte dei club professionistici, che si accompagna agli importanti progetti per la realizzazione di nuovi stadi di calcio nel nostro Paese; oltre ai casi di successo degli impianti già realizzati a Torino (Allianz Stadium), Udine (Stadio Friuli) e Frosinone (Stadio Benito Stirpe), e in aggiunta al profondo programma di rinnovamento operato al Mapei Stadium di Reggio Emilia, è possibile anche contare un totale 10 progetti di realizzazione di nuovi stadi (Milan/Inter, Roma, Fiorentina, Atalanta, Cagliari, Brescia, Empoli, Bologna, Verona e Albinoleffe), di cui alcuni allo stato preliminare ed altri già ad un livello avanzato di realizzazione, per un investimento totale stimabile in circa 2,5 miliardi di euro (la capienza dei 10 nuovi stadi supera a livello aggregato i 300.000 posti). Secondo le stime del Centro Studi FIGC, che si basano sulla proiezione dello storico dei risultati prodotti dai 163 nuovi stadi di calcio realizzati in Europa negli ultimi 10 anni (con un investimento totale pari a 19 miliardi di euro), questi 10 progetti di nuovi stadi (laddove correttamente realizzati) potrebbero produrre un aumento di circa 1,2 milioni di spettatori allo stadio, con un impatto in termini economici di 64,3 milioni di euro di ricavi da stadio aggiuntivi e contemporaneamente la creazione di 9.000 nuovi posti di lavoro, di cui la maggior parte connessi ai lavori di costruzione degli stadi e alla gestione degli impianti stessi.
La contribuzione fiscale e previdenziale
Oltre al valore economico diretto prodotto dal calcio professionistico e descritto nel dettaglio nella sezione precedente, risulta anche opportuno e strategico analizzare il valore aggiunto apportato dal settore a beneficio dell’intero Sistema Paese. Da questo punto di vista, una delle considerazioni più interessanti riguarda il profilo della contribuzione fiscale e previdenziale aggregata del calcio professionistico, che nel 2016 ha sfiorato gli 1,2 miliardi di euro, confermando l’importante trend di crescita registrato negli ultimi anni; solo tra il 2006 e il 2016 il dato risulta in incremento del 37% in termini assoluti e del 3,2% su base media annua.
Tabella 6 - Evoluzione del contributo fiscale e previdenziale del calcio professionistico (dati in milioni di euro)
Suddivisione per tipologia
|
2006 |
2007 |
2008 |
2009 |
2010 |
2011 |
2012 |
2013 |
2014 |
2015 |
2016 |
Iva |
183,4 |
196,8 |
207,8 |
208,3 |
206,3 |
198,5 |
210,8 |
225,0 |
233,5 |
236,2 |
245,9 |
Ires |
1,5 |
11,5 |
7,4 |
8,5 |
11,3 |
16,1 |
7,9 |
4,8 |
6,5 |
6,0 |
14,7 |
Irap |
34,7 |
43,9 |
43,9 |
43,7 |
39,7 |
40,8 |
41,6 |
43,9 |
42,2 |
49,7 |
62,8 |
Ritenute Irpef |
399,1 |
447,6 |
505,4 |
524,3 |
553,9 |
543,9 |
524,9 |
504,5 |
542,2 |
548,9 |
591,2 |
Inps |
74,2 |
84,4 |
92,4 |
89,5 |
92,5 |
92,4 |
99,5 |
116,8 |
120,3 |
121,3 |
136,8 |
TOTALE |
692,9 |
784,3 |
856,8 |
874,3 |
903,7 |
891,6 |
884,6 |
895,1 |
944,6 |
962,1 |
1.051,4 |
Scommesse sul calcio |
171,7 |
141,6 |
176,7 |
155,1 |
166,1 |
142,1 |
138,4 |
125,5 |
128,7 |
140,4 |
132,5 |
TOTALE |
864,5 |
925,8 |
1.033,5 |
1.029,4 |
1.069,8 |
1.033,7 |
1.022,9 |
1.020,6 |
1.073,3 |
1.102,5 |
1.183,9 |
Suddivisione per serie
|
2006 |
2007 |
2008 |
2009 |
2010 |
2011 |
2012 |
2013 |
2014 |
2015 |
2016 |
Serie A |
464,8 |
599,9 |
672,9 |
691,9 |
714,5 |
706,5 |
700,2 |
711,2 |
771,3 |
803,4 |
856,5 |
Serie B |
178,2 |
116,3 |
116,5 |
118,8 |
141,1 |
128,2 |
118,5 |
120,9 |
116,1 |
104,3 |
129,4 |
Serie C |
49,9 |
68,1 |
67,4 |
63,6 |
48,1 |
57,0 |
65,9 |
62,9 |
57,2 |
54,4 |
65,6 |
TOTALE |
692,9 |
784,3 |
856,8 |
874,3 |
903,7 |
891,6 |
884,6 |
895,1 |
944,6 |
962,1 |
1.051,4 |
Fonte: ReportCalcio 2019
Nel 2016 la voce con la più alta incidenza riguarda le ritenute Irpef (50% del totale), seguite dall’Iva (21%), dalla contribuzione previdenziale Inps (12%), dalle scommesse sul calcio (11%) e dall’Irap (5%), mentre l’incidenza dell’Ires non supera l’1%. La Serie A pesa da sola per il 72% della contribuzione complessiva, con un dato pari a 856,5 milioni di euro (la crescita media annua dal 2006 al 2016 è stata pari al +6,3%).
A livello aggregato, negli ultimi 11 anni l’ammontare complessivo del gettito fiscale e previdenziale del calcio italiano (considerando unicamente il sistema professionistico) ammonta a oltre 11 miliardi di euro. Nel medesimo periodo il livello complessivo dei contributi erogati dal CONI alla FIGC è stato pari a circa 749 milioni di euro. In sintesi, per ogni euro “investito” nel calcio dallo Stato Italiano, quest’ultimo ha ottenuto un ritorno in termini fiscali e previdenziali pari a 15,2 euro. Il calcio professionistico continua inoltre a rappresentare il principale contributore del sistema sportivo, con un’incidenza del 70% rispetto al gettito fiscale complessivo generato dal comparto sportivo italiano (settore che conta un totale di circa 14.000 società).
Tabella 7 - Il contributo fiscale del comparto sportivo italiano nel 2016
|
Contributo fiscale totale |
Incidenza % |
Contributo medio per società |
Calcio professionistico |
€ 915m |
70% |
€ 9,0m |
Altre società operanti nel settore sportivo italiano |
€ 396m |
30% |
€ 28.971 |
Totale |
€ 1.311m |
100% |
€ 95.196 |
Fonte: ReportCalcio 2019
Per quanto riguarda nello specifico le risorse umane operanti nel settore del calcio professionistico, rispetto al 2015 aumenta in termini significativi il reddito da lavoro dipendente del settore (+7,5%, per un totale nel 2016 pari a 1.452,7 milioni di euro) e torna a crescere il numero di contribuenti (dai 9.371 del 2015 ai 9.899 del 2016). Il numero di lavoratori dipendenti con redditi superiori a 200.000 euro raggiunge inoltre le 993 unità, il dato record tra quelli registrati negli ultimi 11 anni.
Tabella 8 - Reddito da lavoro dipendente, contribuenti e contributo IRPEF nel 2016
Suddivisione per serie
Classi di reddito da lavoro dipendente ( in euro) |
Serie A |
|||||
Numero contribuenti |
Contribuenti medi per società |
Reddito da lavoro dipendente |
||||
Frequenza |
Ammontare |
Media |
||||
Fino a 5.000 |
763 |
38,2 |
763 |
1.517.116 |
1.988 |
|
Da 5.000 a 15.000 |
808 |
40,4 |
808 |
7.680.155 |
9.505 |
|
Da 15.000 a 35.000 |
1026 |
51,3 |
1026 |
24.735.379 |
24.109 |
|
Da 35.000 a 60.000 |
498 |
24,9 |
498 |
22.831.556 |
45.846 |
|
Da 60.000 a 100.000 |
286 |
14,3 |
286 |
22.013.460 |
76.970 |
|
Da 100.000 a 200.000 |
282 |
14,1 |
282 |
40.131.576 |
142.311 |
|
Oltre 200.000 |
771 |
38,6 |
771 |
1.109.878.101 |
1.439.531 |
|
TOTALE |
4.434 |
|
221,7 |
4.434 |
1.228.787.343 |
277.128 |
Classi di reddito da lavoro dipendente ( in euro) |
Serie B |
|||||
Numero contribuenti |
Contribuenti medi per società |
Reddito da lavoro dipendente |
||||
Frequenza |
Ammontare |
Media |
||||
Fino a 5.000 |
538 |
24,5 |
538 |
1.243.381 |
2.311 |
|
Da 5.000 a 15.000 |
578 |
26,3 |
578 |
5.346.051 |
9.249 |
|
Da 15.000 a 35.000 |
440 |
20,0 |
440 |
10.232.273 |
23.255 |
|
Da 35.000 a 60.000 |
205 |
9,3 |
205 |
9.500.717 |
46.345 |
|
Da 60.000 a 100.000 |
179 |
8,1 |
179 |
13.955.217 |
77.962 |
|
Da 100.000 a 200.000 |
215 |
9,8 |
215 |
31.121.194 |
144.750 |
|
Oltre 200.000 |
206 |
9,4 |
206 |
77.262.739 |
375.062 |
|
TOTALE |
2.361 |
|
107,3 |
2.361 |
148.661.572 |
62.966 |
Classi di reddito da lavoro dipendente ( in euro) |
Serie C |
|||||
Numero contribuenti |
Contribuenti medi per società |
Reddito da lavoro dipendente |
||||
Frequenza |
Ammontare |
Media |
||||
Fino a 5.000 |
584 |
9,7 |
584 |
1.470.803 |
2.518 |
|
Da 5.000 a 15.000 |
1102 |
18,4 |
1102 |
10.482.330 |
9.512 |
|
Da 15.000 a 35.000 |
833 |
13,9 |
833 |
18.761.600 |
22.523 |
|
Da 35.000 a 60.000 |
298 |
5,0 |
298 |
13.686.835 |
45.929 |
|
Da 60.000 a 100.000 |
182 |
3,0 |
182 |
13.970.156 |
76.759 |
|
Da 100.000 a 200.000 |
89 |
1,5 |
89 |
12.374.878 |
139.044 |
|
Oltre 200.000 |
16 |
0,3 |
16 |
4.544.489 |
284.031 |
|
TOTALE |
3.104 |
|
51,7 |
3.104 |
75.291.091 |
24.256 |
Classi di reddito da lavoro dipendente ( in euro) |
Totale |
|||||
Numero contribuenti |
|
Contribuenti medi per società |
Reddito da lavoro dipendente |
|||
|
Frequenza |
Ammontare |
Media |
|||
Fino a 5.000 |
1.885 |
|
18,5 |
1.885 |
4.231.300 |
2.245 |
Da 5.000 a 15.000 |
2.488 |
|
24,4 |
2.488 |
23.508.536 |
9.449 |
Da 15.000 a 35.000 |
2.299 |
|
22,5 |
2.299 |
53.729.252 |
23.371 |
Da 35.000 a 60.000 |
1.001 |
|
9,8 |
1.001 |
46.019.108 |
45.973 |
Da 60.000 a 100.000 |
647 |
|
6,3 |
647 |
49.938.833 |
77.185 |
Da 100.000 a 200.000 |
586 |
|
5,7 |
586 |
83.627.648 |
142.709 |
Oltre 200.000 |
993 |
|
9,7 |
993 |
1.191.685.329 |
1.200.086 |
TOTALE |
9.899 |
|
97,0 |
9.899 |
1.452.740.006 |
146.756 |
Numero di contribuenti a livello aggregato suddiviso per fasce di reddito
CLASSI DI REDDITO DA LAVORO DIPENDENTE ( in euro) |
2006 |
2007 |
2008 |
2009 |
2010 |
2011 |
2012 |
2013 |
2014 |
2015 |
2016 |
fino a 5.000 |
1.968 |
2.022 |
2.245 |
2.783 |
2.547 |
2.142 |
2.069 |
1.914 |
1.764 |
1.684 |
1.885 |
da 5.000 a 15.000 |
2.608 |
2.910 |
2.876 |
3.380 |
2.909 |
2.915 |
2.734 |
2.859 |
2.439 |
2.465 |
2.488 |
da 15.000 a 35.000 |
1.980 |
2.006 |
1.992 |
2.183 |
2.041 |
2.121 |
2.103 |
2.103 |
2.197 |
2.157 |
2.299 |
da 35.000 a 60.000 |
671 |
658 |
705 |
825 |
751 |
841 |
896 |
951 |
935 |
907 |
1.001 |
da 60.000 a 100.000 |
413 |
439 |
492 |
574 |
516 |
554 |
561 |
588 |
651 |
632 |
647 |
da 100.000 a 200.000 |
397 |
435 |
513 |
530 |
496 |
534 |
587 |
539 |
538 |
580 |
586 |
oltre 200.000 |
850 |
899 |
940 |
970 |
966 |
967 |
990 |
969 |
924 |
946 |
993 |
TOTALE |
8.887 |
9.369 |
9.763 |
11.245 |
10.226 |
10.074 |
9.940 |
9.923 |
9.448 |
9.371 |
9.899 |
Fonte: ReportCalcio 2019
Lo sviluppo del calcio femminile
Il calcio femminile rappresenta lo sport che sta crescendo di più al mondo e finalmente anche in Italia, su impulso della Federazione e con il coinvolgimento di diversi Club maschili di Serie A, sta trovando un concreto sviluppo delle sue potenzialità: solo negli ultimi 10 anni le tesserate per la FIGC sono cresciute di quasi il 40%. Al fine di incentivare ulteriormente la pratica del calcio femminile a livello giovanile, il Consiglio Federale del 1 ottobre 2019 ha deciso che nella stagione 2019-2020 tutte le ragazze e bambine Under 17 che si tesserano per la prima volta o nuovamente - dopo non essere state tesserate nella stagione precedente - non dovranno sostenere oneri né per il tesseramento né per la relativa copertura assicurativa. Tali costi vengono infatti assorbiti direttamente dalla FIGC.
In parallelo, è stato registrato un importante incremento del coinvolgimento generato per le competizioni di vertice: l’interesse della popolazione italiana over 18 per la Serie A femminile è passato dall’11% del 2016 al 22% del 2019, percentuale che tra gli appassionati di calcio sale addirittura al 30%. La sola partita Juventus-Fiorentina nel marzo 2019 ha sfiorato i 40.000 spettatori allo stadio, demolendo il precedente record (14.000) e quasi raddoppiando l’affluenza dell’intera Serie A femminile dell’intera stagione precedente (27.400).
Per non parlare ovviamente della FIFA World Cup disputatasi in Francia la scorsa estate, che ha registrato record di partecipazione dal vivo e audience televisivi impensabili fino a qualche anno fa. L’audience totale ha segnato il record storico della competizione: 1,12 miliardi di telespettatori, considerando gli ascolti tv (993,5m, in crescita del 30% rispetto ai Mondiali 2015) e quelli registrati sul web (120m). Se possibile, in Italia è successo qualcosa di ancora più straordinario: la Nazionale femminile ha disputato 5 partite durante i Mondiali, con un totale di 24,41 milioni di telespettatori, una media di 4,88 milioni a partita e uno share medio del 31,84%. Tutte le 5 partite hanno migliorato il recente record di telespettatori in Italia per una partita di calcio femminile (558.625 durante Italia - Svezia dei Campionati Europei 2017).
L’entusiasmo generato dalla Nazionale allenata da Milena Bertolini ha dato ulteriore impulso a questa straordinaria crescita che rappresenta un patrimonio da non dilapidare. La FIGC, infatti, ha intenzione di accompagnare questo sviluppo con ulteriori riforme per riconoscere in tempi brevi maggiori tutele alle tesserate, auspicando, nel frattempo, che in Parlamento venga modificato il quadro normativo di riferimento con l’introduzione di un regime ‘semiprofessionistico’ in grado di consentire alle società di liberare ulteriori risorse per il potenziamento dei settori giovanili femminili. Solo attraverso l’adozione di forme di contribuzione moderne e più realistiche, attraverso una politica di sgravi fiscali ad hoc, il movimento femminile sarà messo nelle condizioni di spiccace definitivamente il volo.
Nel frattempo, la Federazione ha completato il processo di aggiornamento dei regolamenti interni della Divisione Calcio Femminile, cui è seguito l’insediamento della nuova governance. Ha inoltre valorizzato la massima competizione nazionale ampliando la copertura mediatica e recuperando importanti risorse attraverso il naming della Serie A. Il quadro complessivo è completato dalla candidatura ad ospitare la finale di Champions League femminile e Torino fra due anni, nello stesso impianto (lo Juventus Stadium), dove si è registrato il record in Italia di presenze per una gara di calcio femminile. L’organizzazione di grandi eventi, infatti, è fondamentale per accrescere maggiore interesse intorno alla disciplina e radicare sempre più il calcio femminile nel territorio italiano.
Conclusione
In questa overview complessiva risulta evidente come il calcio rivesta un ruolo determinante, non solo all’interno della famiglia dello sport italiano, ma, in generale, nel più ampio contesto socio-economico nazionale. Il calcio è una delle eccellenze del Made in Italy e un asset di fondamentale importanza per il nostro Paese. L’intero sistema ha un impatto diversificato e multidimensionale, siamo una realtà centrale nel processo di responsabilità e modernizzazione dell’Italia.
Per un lungo periodo, si è ritenuto che il calcio fosse lo specchio del Paese, oggi invece non è assurdo affermare che il calcio, al netto delle sue debolezze e delle sue contraddizioni su cui stiamo continuando a lavorare, sia un generatore di interessi materiali e immateriali che creano valore in Italia molto di più di quanto non facciano i tradizionali settori propulsivi.
Ciò non vuol dire che il percorso intrapreso poco più di un anno fa si stia già esaurendo. Al contrario, la prospettiva di rendere ancora più solido e strutturato questo nuovo ‘Rinascimento del calcio italiano’ ci impone di continuare sulla strada intrapresa. I prossimi passi interesseranno l’annosa questione legata alla riforma dei campionati professionistici, dalla quale questa governance federale non intende sottrarsi, e un rinnovato e convinto investimento in tre aree molto sensibili: la scuola, la salute e la responsabilità sociale.
La riacquisita centralità della Federazione nel contesto sportivo nazionale ed internazionale e la maggiore credibilità nell’interlocuzione con le istituzioni civili e politiche, ci impone infatti di avviare nuove strategie. Vanno lette in questa ottica, la collaborazione con il Miur per le attività scolastiche, che si arricchiscono in quest’anno scolastico di una progettualità incentrata sul calcio misto che prevede anche lo studio e la formazione degli studenti attraverso la creazione di vere e propri Club, e quella con il Ministero della Salute per la tutela della salute dei praticanti e la diffusione della cultura del benessere al maggior numero di persone possibile, con l’istituzione di una tessera sanitaria digitale dell’atleta e con la realizzazione di una campagna di sensibilizzazione per combattere l’obesità adolescenziale.