Gran parte dei lettori si trovavano all’inizio della loro esperienza professionale allorchè, nel settembre del 1973, entrò in vigore la riforma del processo del lavoro.
I meno giovani dei giuslavoristi hanno vissuto le difficoltà, le aspettative, gli entusiasmi che il nuovo rito alimentava nel momento della sua istituzione e con tali sentimenti hanno seguito gli eventi nei cinquanta anni seguenti.
Le generazioni successive hanno utilizzato uno strumento collaudato ma che pure non cessava di proporre nuovi interrogativi e ulteriori sfide.
Tutti, nel corso degli anni, hanno avuto la consapevolezza di disporre di un congegno processuale nuovo e diverso nel panorama della giustizia civile.
La legge n.533 è la prova che quando si vuole si possono fare delle buone leggi, idonee a conseguire gli scopi prefissati; purché vi sia chiarezza di idee e volontà di tradurle in atti concreti.
Al giro di boa dei 50 anni dalla legge n.533 del 1973 è doveroso chiedersi se l’esperienza maturata in questo intervallo si sia consolidata divenendo patrimonio comune e condiviso; e quanto dell’impianto originario si sia disperso o sia stato abbandonato nella pratica quotidiana della giustizia del lavoro.
La valenza simbolica degli anniversari fornisce l’occasione per una riflessione su questa straordinaria esperienza giudiziaria e giuridica, ma anche culturale e professionale per tutti i soggetti del processo.
In questi cinque decenni molto è cambiato sul piano del diritto sostanziale e della centralità del diritto del lavoro; i cambiamenti hanno investito la Società nel suo complesso ,l’organizzazione del lavoro, il ruolo dei soggetti collettivi.
Ma resta ancora attuale la funzione del diritto del lavoro di riequilibrio della asimmetria del rapporto di lavoro.
E, parallelamente, permane il ruolo del processo del lavoro come strumento di garanzia e di tutela e di realizzazione dei diritti dalla legge attribuiti alle parti del rapporto di lavoro.
Mentre si rievoca e si celebra una riforma del passato, ci si trova a vivere nel campo del diritto del lavoro una stagione di novità legislative, alcune annunciate e altre attuate. Fra queste ultime, qualcuna riguarda direttamente il processo del lavoro. E non si può fare a meno di chiedersi quanto le recenti novità introdotte nel rito siano coerenti con il modello originario (pur parzialmente modificato nel corso degli anni, ma senza stravolgimenti) ; e se, e in che misura, talune di queste recenti riforme ne possano pregiudicare le caratteristiche iniziali e distintive, prime fra queste l’oralità, la concentrazione, l’immediatezza.
Questi e altri interrogativi LDE ha posto a un ampio gruppo di “addetti al lavoro”, raccogliendo una quantità di risposte e di contributi così cospicua da indurre a realizzare un numero speciale della Rivista.
Del resto, l’importanza del tema e la ricorrenza anniversaria giustificavano ampiamente questo impegno straordinario. Che certo non esaurirà la riflessione, anzi si spera possa alimentare la prosecuzione del dibattito.
Se e in che modo il processo del lavoro supererà il tornante dei 50 anni di vita è presto per dirlo e ogni previsione sarebbe prematura.
Quel che è certo è che questo “giovane cinquantenne” avrà bisogno di tutte le cure, l’attenzione, la vigilanza dei soggetti del processo e degli studiosi e di tutti coloro che hanno a cuore l’efficacia e l’efficienza di un meccanismo essenziale per la realizzazione di tutti i diritti di tutti i soggetti del rapporto di lavoro.