Una sentenza emblematica per un tema classico.
Il tema dei riders ha assunto, indipendentemente dalla consistenza quantitativa del fenomeno, una valenza emblematica che spiega la vasta attenzione che ad esso è stata dedicata dalla dottrina giuslavoristica.
La giurisprudenza è stata interessata al dibattito (seppur a fronte di un contenzioso alquanto limitato) e ha risposto in tempi brevi con alcune pronunce, due delle quali in Torino, che hanno avuto la conclusione ordinamentale con la sentenza della Cassazione n. 1663 del 2020.
Come è naturale, il tema ha stimolato un ulteriore ampio dibattito e una vasta gamma di posizioni che vanno, con diverse gradazioni, dalla completa adesione al totale dissenso, passando per valutazioni intermedie connotate da perplessità e interrogativi.
LDE ha dato conto, sin dall'inizio, sia delle pronunce giurisprudenziali , che ha pubblicato con la massima tempestività; sia ospitando gran parte del dibattito dottrinale che ad esse è seguito.
Pare naturale, quindi, che LDE continui a occuparsi del tema di fronte alla decisione della Suprema Corte che, almeno al momento, pone un punto fermo alla elaborazione giurisprudenziale; e, al tempo stesso, ravviva il dibattito scientifico fra gli studiosi che nella pronuncia hanno trovato motivi di conferma o di smentita delle proprie tesi.
L’invito alla discussione fatto da LDE ha trovato ampia risposta da parte di numerosi Autori, con un florilegio di scritti e una pluralità di opinioni che non meravigliano chi conosce la scena accademica; e ancor meno desta sorpresa, ove si consideri la centralità e la rilevanza dei temi che la sentenza propone.
LDE ha ritenuto anche in questo numero di dare spazio al mosaico delle opinioni, nella convinzione di contribuire in tal modo a una più completa riflessione su una materia che, v’è da prevedere, continuerà a formare oggetto di attenzione da parte degli "addetti al lavoro".
Anche perché la pronuncia in questione contiene affermazioni e pone principi che ne estendono la portata ben al di là del perimetro della questione dei riders.
E ripropone, con esiti al momento soltanto ipotizzabili, l'eterno tema, sempre attuale, della individuazione della linea di confine fra autonomia e subordinazione.
La decisione della Cassazione sottolinea la precarietà di tale confine allorché ipotizza l'esistenza di una "terra di mezzo dai confini labili". Una "terra di mezzo" che, così come il tertium genus, talvolta assume i connotati dell'araba fenice, e, ciò nonostante, non sono pochi quelli che vorrebbero popolarla.
Anche per tale ragione la pronuncia del Giudice di legittimità si pone, oltre che come approdo di un percorso giurisprudenziale, anche come inizio di un cammino verso territori ancora da esplorare e da definire.
Nel cammino che seguirà si riproporrà necessariamente il tema del contenuto e degli ambiti dell'ermeneutica giurisprudenziale, tra decisione nel merito dei casi concreti e controllo di legittimità, da esercitarsi anche nell’ottica della fondamentale funzione nomofilattica e della realizzazione del valore -certamente non assoluto ma altrettanto certamente non secondario- della tendenziale prevedibilità della giurisprudenza.
Pur nella situazione di emergenza epidemiologica che sta attraversando il Paese, si è ritenuto di far uscire egualmente la Rivista, per dare un segno di, relativa, normalità e di continuità nel lavoro.
Che è una delle premesse necessarie per preparare la ripresa, allorché si potrà tornare agli impegni consueti del lavoro, dello studio, della vita sociale.