Editoriale del n.2 del 2020
Il rischio della retorica è connaturato ad ogni anniversario e si accentua quando ci si accinge alla commemorazione di un evento passato.
Con tale consapevolezza, LDE ha ritenuto doveroso riservare la propria riflessione centrale alla ricorrenza dei 50 anni dello Statuto dei lavoratori, con una selezione (necessariamente parziale) di alcuni profili significativi della Legge n.300 del 1970.
L'obiettivo è quello di ricostruire il clima politico, economico, sindacale degli anni che hanno portato allo Statuto; anche a beneficio di quanti, per ragioni anagrafiche, non ne hanno avuto e non ne hanno adeguata conoscenza. E con l'apporto di coloro che, per ragioni professionali e di studio sono "cresciuti" assieme ed accanto allo Statuto.
L'obiettivo segnalato a tutti gli Autori dei contributi è stato quello di rifuggire dalla retorica dei "combattenti e reduci" e, quindi, di evitare di cedere al pessimismo degli apocalittici, per i quali è prossima la fine del diritto del lavoro; e, al tempo stesso, evitare toni trionfalistici da "laudatores",che l'attuale realtà economica e sociale si occuperebbe di smentire.
Non si tratta di procedere a una mera ricostruzione storica o una rituale commemorazione, ma di realizzare una riflessione che può facilitare una migliore comprensione della realtà legislativa attuale e una consapevole interpretazione di essa.
Fare memoria significa annodare i fili del passato per ricostruire una trama che serva a leggere il presente con maggior consapevolezza e a meglio interpretare , capire e progettare le prospettive future.
Quale che sia l'opinione di ognuno circa la Legge n. 300, non si può fare a meno di ricordare che essa ha determinato un radicale effetto di rinnovamento nella situazione normativa di quegli anni, e ha posto le premesse per una ulteriore evoluzione del diritto del lavoro.
In questa prospettiva, l'obiettivo di LDE è stato quello di impegnarsi a un'opera di contestualizzazione storica per capire i tempi nei quali l'idea dello Statuto maturò e fu portata a compimento; e, al tempo stesso, di studiare e comprendere l'attuale situazione nella quale il diritto del lavoro è sottoposto a tensioni e torsioni determinate dalle novità del contesto, anche alla luce delle accelerazioni impresse dalle vicende legate alla pandemia del Covid 19.
L'intento della riflessione (che speriamo di avere in buona misura conseguito) è stato quello di maturare la necessaria consapevolezza dei tanti diritti che ormai si considerano acquisiti e che tali non si presentavano nel momento in cui furono affermati dalle norme dello Statuto; con la parallela coscienza che nessun diritto è fissato per sempre e, al contrario, può essere modificato, attenuato, cancellato con il sopravvenire di mutate concezioni politiche, economiche, organizzative. E dei diversi rapporti di forza fra i soggetti sociali e politici.
E con la parallela consapevolezza che l'emergere di nuove forme di organizzazione della produzione, della diversa configurazione del mercato del lavoro e dei mutati confini della distinzione fra autonomia e subordinazione richiederà una rivisitazione della normativa giuslavoristica e dello stesso Statuto.
Le nuove realtà imporranno nuove strategie organizzative e nuove soluzioni legislative, magari avendo come base e punto di partenza l'impianto originario dello Statuto; anche tenendo conto del fatto che la qualità di quel testo legislativo impedisce di considerarlo un residuo arcaico.
L'emergenza della pandemia ha impedito lo svolgimento dei numerosi convegni che sul tema erano stati organizzati.
Anche per tale ragione LDE ha ritenuto utile ospitare un dibattito sui 50 anni dello Statuto, con l'auspicio che ciò possa servire a colmare, in qualche misura, il vuoto dei convegni "in presenza".
Senza pretesa di completezza ma con la piena convinzione di aver dato un contributo alla riflessione su un evento legislativo che merita certamente di essere qualificato come "epocale".