Il futuro non è più quello di una volta
Ogni Manifesto contiene una idea di futuro: parte da una ricognizione del presente e configura un progetto per l’avvenire.
Il Manifesto di Caruso Del Punta Treu guarda al diritto del lavoro del futuro, tempo che è molto vicino, e non troppo roseo. Alle preesistenti criticità si sono aggiunti gli effetti della pandemia, che hanno contribuito a rendere ancora più fosco il quadro.
Le prossime settimane faranno registrare, verosimilmente, ulteriori novità ampie e incisive nella legislazione del lavoro, in una situazione nella quale, rispetto al passato, è cambiato profondamente e rapidamente il contesto economico, sociale, giuridico.
Un panorama connotato da un tasso di incertezza piuttosto elevato.
Verrebbe da dire, per riprendere una citazione di moda in anni passati, ”grande è la confusione sotto il cielo: la situazione è eccellente”.
È possibile, e doveroso, sperare che sia così, anche se i motivi di ottimismo non abbondano, specie se si fa il confronto con le vicende passate del diritto del lavoro in Italia. Non si tratta, certo, di pensare alle "magnifiche sorti e progressive" e basterebbe che si riproduca, in qualche misura, la spinta innovativa che ha caratterizzato altre stagioni della legislazione e dell’organizzazione del lavoro.
Ma ciò richiede una forte dose di ottimismo della volontà, anche se il pessimismo della ragione induce a dire, con il poeta, che "il futuro non è più quello di una volta".
Nel pieno del lockdown tutti, o quasi, affermavano che nulla sarebbe stato come prima.
È possibile che sia così, è molto probabile che molte cose siano destinate a mutare definitivamente; ma ciò non significa che ogni cambiamento operi necessariamente in meglio.
Molti episodi dimostrano che qualche mutazione sociale non è stata di segno positivo, ma non si può fare a meno di augurarsi che per la legislazione del lavoro le novità siano in melius.
È pur sempre possibile che il futuro si riveli migliore di quello di una volta.
Le grandi sfide possono portare a grandi risposte
In questo senso, si deve rilevare che il Manifesto fornisce non pochi e non trascurabili spunti per alimentare la speranza di una evoluzione positiva del diritto del lavoro, in grado di leggere a fondo la realtà presente e di dare risposte adeguate alle esigenze di tutti i protagonisti del mondo del lavoro.
I tre Autori, comunque, propongono idee e soluzioni con le quali si può essere più o meno d'accordo o in disaccordo, ma evocano temi che non possono essere elusi dagli "addetti al lavoro".
Da ciò nasce l'idea di LDE di avviare un dibattito che dia una panoramica delle diverse visioni che sui temi del Manifesto hanno vari protagonisti, impegnati nella riflessione giuridica ma anche nella concreta gestione della organizzazione del lavoro.
I contributi che sono pervenuti compongono un mosaico di posizioni più o meno diversificate che, tuttavia e proprio per ciò, danno la percezione della vastità e della complessità dei problemi da affrontare; e, al tempo stesso, forniscono ulteriori stimoli per una riflessione e per un dibattito che vi è da ritenere siano destinati a proseguire nel prossimo futuro.
La vivacità e l’ampiezza del dibattito inducono a un ragionevole ottimismo e autorizzano a sperare che, come è successo in momenti difficili della storia anche recente, il problema si possa trasformare in opportunità.
Del resto, l’urgenza delle questioni sul tappeto e la necessità di risposte rapide sono tali che la verifica di questo auspicio sarà possibile molto presto.
In tal senso LDE spera di dare un contributo a quella opera di riflessione diffusa fra i giuslavoristi di ogni provenienza e ruolo che costituisce uno dei connotati portanti della propria linea editoriale.
E non mancherà materia di ulteriore riflessione per questa Rivista.
Un impegno che contiamo di mantenere, con l'ulteriore stimolo derivante dall'aver ottenuto nei mesi scorsi la Classificazione ANVUR come Rivista scientifica.