Al ritorno di vitalità e di centralità delle tematiche giuslavoristiche che ha caratterizzato gli ultimi tempi non sempre ha corrisposto un adeguato approccio da parte degli "addetti al lavoro".
Si ha, spesso, la percezione di una diffusa riluttanza e difficoltà ad affrontare in termini adeguati i nuovi problemi e le nuove sfide che la realtà produttiva, organizzativa, relazionale propone con impellenza intrinseca, accentuata dalla perdurante emergenza pandemica.
Emergono tumultuosamente temi e problemi nuovi, e anche quelli già noti si presentano in termini diversi rispetto a quanto registrato negli anni che ci hanno preceduto, anche di recente.
Le categorie giuridiche e gli strumenti teoretici che sono stati con profitto utilizzati nel passato, sembrano incontrare crescenti difficoltà ad essere adattati alle novità che in modo cumulativo e accelerato stanno balzando al centro della scena.
Non è a dire che gli "attrezzi" fino ad oggi usati siano diventati obsoleti ;non tutti, almeno.
Ma non vi è dubbio che essi debbano essere utilizzati con nuove modalità, richieste dalle mutate realtà.
L'archiviazione progressiva della pandemia comporterà il venir meno delle misure emergenziali (fine dei "ristori" per le imprese, graduale sblocco dei licenziamenti,...); contemporaneamente e parallelamente si renderà necessario un vasto e concreto programma di ammortizzatori sociali e, più in generale, di tutela del reddito di base per i lavoratori, dipendenti e autonomi.
In tale mutato contesto occorrerà porre mano a interventi strutturali, non più legati alla contingenza.
Su questi temi sarà chiamata ad esercitarsi l'attività del legislatore e l'impegno di studio e di proposta degli studiosi e delle parti sociali.
E’ richiesta una assunzione collettiva di responsabilità: spetta a tutti e a ognuno fare la propria parte fino in fondo e senza tatticismi, nella consapevolezza della eccezionalità del momento e della straordinarietà delle risorse disponibili.
Il Recovery Plan concretizza un passo importante per l'avvio della fase successiva all'emergenza.
Il Presidente del Consiglio, Draghi, nella premessa al PNRR scrive che "L'Italia deve combinare immaginazione e creatività a capacità progettuale e concretezza".
La sfida non riguarda solo il Governo ma, per quanto concerne le politiche del lavoro, tutti i protagonisti delle attività produttive: lavoratori e datori di lavoro, giuristi, studiosi; e tutti quanti, in forma individuale o associata, possono e debbono rivestire un ruolo attivo e propositivo per l'individuazione delle migliori soluzioni a problemi recenti e a nodi irrisolti del passato.
LDE si propone di dedicare spazio ospitalità attenzione, in questo numero e in quelli successivi, a tale lavoro, per adeguatamente rappresentare questo straordinario impegno collettivo che costituisce un gravoso onere e, al tempo stesso, una stimolante sfida per tutti i protagonisti della realtà del lavoro.
QUOTA 100. Il precedente numero di LDE ha registrato un livello di accessi superiore a 100.000.
Si tratta di un risultato che va al di la delle più ottimistiche aspettative e che, da un lato, conferma la validità di una scelta editoriale e, dall'altro, comporta un impegno a fare sempre di più e sempre di meglio per corrispondere alle attese dei lettori.
La soddisfazione per questi risultati va condivisa con quanti hanno contribuito alla vita di questa Rivista e, in particolare, con gli Autori che vi hanno scritto: quelli che generosamente raccolgono la nostra richiesta di un contributo e quelli che di propria iniziativa ci propongono sempre più spesso la loro collaborazione.