TESTO INTEGRALE CON NOTE E BIBLIOGRAFIA

Siamo alla viglia di un nuovo anno lavorativo ed è quasi d’obbligo fermarsi, prima di ripartire, e fare una riflessione su quello che sta succedendo nel mondo, intorno a noi, non tanto lontano da noi….Riflessioni con sfumature geopolitiche che mai, come in questo periodo, tengono banco fra i media. Imprenditori, manager, famiglie e lavoratori cercano di informarsi, un po’ smarriti fra le mille notizie frastornanti che circolano, interrogandosi sul prossimo futuro e facendo previsioni (guardare e pianificare il futuro per un’impresa e’ un’operazione vitale e improcrastinabile se si vuole continuare ad operare e a garantire occupazione).
Operazione non facile e dall’esito assolutamente incerto visto le sfide globali che ci attendono. I grandi eventi che stanno sconvolgendo e capovolgendo il mondo passano per la vicina Ucraina che, in guerra con la Russia di Putin da anni, continua a influenzare l’equilibrio geopolitico spostando gli equilibri politici e economici lasciando intravedere un’Europa sempre piu’ indebolita e impoverita nel peso politico delle sue istituzioni.
E dall’Ucraina ci si deve spostare ai vicini territori del Medio Oriente. Palestina, Israele e tutta l’area del Medio Oriente sono tornati ad essere una polveriera. Le implicazioni, anche in questo caso, sono sempre di natura politica ed economica mettendo ancora una volta a repentaglio tutto l’Occidente, minandone le fondamenta e le origini, oltre a spargere sangue fra le genti.
Situazione che e’ stata anche aggravata dalla presenza degli Houti, un gruppo armato dello Yemen, che sta pesantemente influenzando i traffici economici nell’area del mar Rosso ostacolando il passaggio di navi. Almeno sette imprese metalmeccaniche italiane su dieci sono penalizzate da problemi connessi ai trasporti e alla logistica e in particolare le difficoltà dei traffici marittimi che attraversano il Mar Rosso hanno un impatto negativo sui tempi e sui costi per quattro imprese su dieci: molte imprese consegnano in ritardo e di conseguenza i costi lievitano e, purtroppo, come si dirà oltre, e’ possibile che sempre piu’ imprese ricorrano alla cassa integrazione .
Su tutto incombe l’esito, del tutto incerto ancora, delle elezioni americane del prossimo novembre e che sara’ verosimilmente dirimente rispetto alle crisi e alle guerre richiamate sopra dato che i candidati in corsa per la Casa Bianca si attestano su posizioni assolutamente non coincidenti. E’ fondato il timore che l’esito delle elezioni americane possa ulteriormente destabilizzare gli equilibri globali contribuendo a una diminuzione della domanda interna e internazionale. Con le aziende che cercheranno di contenere ancora di piu’ i costi laddove si trovino ad operare in aree di mercato estremamente volatili.

I dati Istat
L’Istat, con il comunicato stampa del 1° agosto 2024, ha fornito gli ultimi dati degli occupati e disoccupati (dati provvisori) di giugno 2024.
A giugno 2024, rispetto al mese precedente, crescono sia gli occupati sia i disoccupati e diminuiscono gli inattivi.
In sostanza, commenta l’Istat, a giugno 2024, dopo la diminuzione osservata a maggio, l’occupazione registra una crescita (+25mila unità) che coinvolge i dipendenti permanenti, saliti a 16 milioni 37mila, e gli autonomi, pari a 5 milioni 144mila; prosegue invece il calo – registrato anche nel mese precedente – dei dipendenti a termine, che scendono a 2 milioni 768mila.
Il numero degli occupati – 23 milioni 949mila – è superiore di 337mila unità rispetto a quello di giugno 2023, sintesi, da un lato, dell’incremento di 465mila dipendenti permanenti e di 121mila autonomi e, dall’altro, della diminuzione di 249mila dipendenti a termine.
Su base mensile, il tasso di occupazione e quello di disoccupazione aumentano, raggiungendo il 62,2% e il 7,0% rispettivamente, mentre il tasso di inattività scende al 33,0%.
Dati positivi, si direbbe. Tuttavia, l’Inps ci fa sapere che le ore di cassa integrazione complessivamente autorizzate nello scorso mese di luglio sono state 36,6 milioni, in leggero aumento rispetto al precedente mese di giugno (35,3 milioni), più accentuato l’aumento rispetto a luglio 2023 (28,6 milioni). Le ore di cassa integrazione ordinaria autorizzate a luglio 2024 sono state 26,1 milioni, circa il 4% la variazione congiunturale rispetto al precedente mese di giugno 2024 (25,1 milioni di ore). A luglio 2023 erano state autorizzate 18,5 milioni di ore.
E’ come dire: continuiamo ad assumere e contestualmente fermiamo le attività con conseguente spostamento dell’obbligazione retributiva dal datore di lavoro all’Inps. Qualcosa non funziona. Certo, i dati vanno sezionati e analizzati per settori merceologici. Però se la produzione industriale non tira non possiamo solo basarci sui servizi.
Da previsioni empiriche per il prossimo autunno, fatte su un campione di colleghi del nord Italia, se non cambia l’attuale scenario, si presume che il ricorso agli ammortizzatori sociali sara’ importante cosi’ come lo sara, più in generale, il ricorso a politiche di riduzione degli organici almeno nelle aziende di medio grandi dimensioni con ovvie ricadute sull’indotto fatto di piccole e micro imprese.
Quando le imprese (le grandi imprese) riducono il personale o rallentano la produzione, sono proprio le piccole e medie imprese che ne risentono in quanto calano gli ordini da parte dei principali clienti e di conseguenza del fatturato con possibili ripercussioni anche sui pagamenti (ritardati) fino ad arrivare, nelle ipotesi peggiori, anche alla chiusura dell’attività. Inoltre, va considerato che la capacità di assorbimento degli shock economici e’ molto piu’ bassa rispetto ad una azienda dalle grandi dimensioni. Per contenere gli effetti e mitigarne la portata negativa sono auspicabili interventi a livello di sistema economico: incentivi fiscali, accesso facilitato al credito, semplificazione burocratica, investimenti anche in infrastrutture (ci sono ancora zone d’Italia dove è assente la connessione internet), interventi di sostegno in settori quali la viabilità, porti e aeroporti, creazione di sportelli unici per le imprese che centralizzino le informazioni e i servizi necessari per avviare e gestire un'attività fino ad arrivare ad azzardare una politica aggressiva di totale (o quasi) esenzione fiscale per un decennio per le aziende che si stabiliscono al sud del nostro Paese mettendo a loro disposizione siti di proprietà dello Stato che sono in totale abbandono (vedi, ad esempio, le nostre vecchie caserme).
Tutte misure volte ad aiutare le PMI a diversificare la propria base clienti e a rispondere in modo adeguato alla crisi economica. Stabilità e crescita devono essere i due imperativi categorici ai quali l’azione di Governo ora piu’ che mai dovrebbe ispirarsi. Il lavoro lo creano le aziende e non lo Stato. A quest’ultimo però spetta il compito di creare le condizioni per attrarre gli investimenti.
Ma cosi’ non pare, la strada intrapresa non e’ quella descritta: si aspettava una manovra economica che prevedesse il rientro delle aziende in Italia e non solo dei cervelli.
Anzi, si aggiunge un tassello importante alle considerazioni sin qui svolte: manca una uniforme politica fiscale europea, oltre che del lavoro, anche se si deve comunque ricordare che l'Unione Europea svolge un ruolo importante nel coordinare le politiche fiscali tra i suoi Stati membri attraverso regole, direttive e iniziative contro l'evasione fiscale. Questi sforzi mirano a garantire una maggiore coerenza e stabilità nell'ambito fiscale all'interno dell'Unione. A livello fiscale si puo‘ ricordare come una delle priorità di azione della Unione sia quella di incoraggiare l'adozione di incentivi fiscali per promuovere investimenti in settori strategici, come la tecnologia verde e l'innovazione. Le imprese italiane che investono in questi ambiti possono beneficiare di agevolazioni fiscali, contribuendo a migliorare la loro competitività. Cosi’ come vanno ricordate anche le misure lanciate per fronteggiare la crisi economica derivante dalla guerra in Ucraina e che passano dalla Next Gen EU (anche se originata dalla crisi pandemica) a misure di garanzia sui prestiti e accesso facilitato al credito tramite la BEI.
Infine, sul versante fiscalità nel mondo del lavoro, nel ribadire comunque l’assenza di una politica Ue comune, si ricordano alcune misure importanti: esistono direttive europee che armonizzano alcuni aspetti specifici della tassazione, come la Direttiva sulla tassazione dei redditi da lavoro dipendente, che mira a evitare la doppia imposizione; viene incoraggiata l’adozione di incentivi fiscali per promuovere l'occupazione, in particolare per i giovani, le donne e i lavoratori più anziani; il Fondo Sociale Europeo Plus (FSE+) fornisce finanziamenti per promuovere l'occupazione e sostenere la mobilità dei lavoratori nell'UE. Infine, pur lasciando la concreta attuazione agli Stati membri, si ricorda che il Pilastro europeo dei diritti sociali definisce principi e diritti essenziali per sostenere mercati del lavoro e sistemi di protezione sociale equi e ben funzionanti. Ma la sua attuazione, come detto, è lasciata agli Stati membri. Stati membri che – seppure discutendone - non sempre sono ben disposti ad incoraggiare proprio nel settore fiscale e nel lavoro un’azione comune dell’Europa dato che sono considerati, per tradizione, questioni che investono la sovranità nazionale.

Prospettive dell'occupazione OCSE 2024 Nota Paese: Italia
L’OCSE ha reso pubblica a luglio 2024 la nota paese riferita all’Italia che fornisce una panoramica della situazione del mercato del lavoro nel nostro Paese, basandosi sui dati delle Prospettive dell’occupazione OCSE 2024 . Interessante, anche alla luce di quanto sopra riportato, e’ l’analisi declinata nella nota che di seguito si riassume e che apre uno sguardo sul futuro prossimo:

• Occupazione e mercato del lavoro: nonostante il rallentamento della crescita economica dalla fine del 2022, il mercato del lavoro italiano ha raggiunto livelli record di occupazione e livelli minimi di disoccupazione e inattività. Il tasso di disoccupazione in Italia è sceso al 6,8% a maggio 2024, 1 punto percentuale in meno rispetto a maggio 2023 e 3 punti percentuali in meno rispetto a prima della crisi COVID-19, ma ancora al di sopra della media OCSE del 4,9%. Anche l'occupazione totale è aumentata nell'ultimo anno, con un incremento su base annua del 2% ad maggio 2024. Tuttavia, il tasso di occupazione italiano rimane ben al di sotto della media OCSE (62,1% contro 70,2% nel 1° trimestre 2024).
Secondo la nota Ocse, il mercato del lavoro continuerà a crescere nei prossimi due anni; nonostante la riduzione della popolazione in età da lavoro, l'occupazione totale dovrebbe crescere dell'1,2% nel 2024 e dell'1% nel 2025.
Va tuttavia rimarcato che l’Ocse evidenzia che, nonostante i record recenti, l'Italia è ancora indietro rispetto a molti altri Paesi OCSE in termini di occupazione femminile e giovanile, dove sono necessari ulteriori progressi, anche per coprire il numero relativamente elevato di posti di lavoro vacanti.
Infine, un’annotazione sull’ADI (politiche di inclusione): l’Assegno di inclusione (Adi) e il Supporto per la formazione e il lavoro (Sfl) hanno sostituito il reddito di cittadinanza e nella nota si evidenzia come “estendere l’accesso all'Adi a tutta la popolazione a rischio di povertà e con limitate prospettive di lavoro permetterebbe di proteggere i più vulnerabili concentrando le limitate risorse per la formazione sulle persone più vicine al mercato del lavoro”;

• Salari reali in Italia: in Italia i salari reali sono ancora inferiori del 6,9% rispetto al periodo pre-Covid, ma si prevede una crescita contenuta nei prossimi due anni. Si legge nella nota “Nel complesso, la crescita dei salari reali dovrebbe rimanere contenuta nei prossimi due anni. Si prevede che i salari nominali (retribuzione per dipendente) in Italia aumenteranno del 2,7% nel 2024 e del 2,5% nel 2025. Sebbene questi aumenti siano significativamente inferiori a quelli della maggior parte degli altri Paesi OCSE, consentiranno comunque un recupero di parte del potere d’acquisto perduto, dato che l’inflazione è prevista all’1,1% nel 2024 e al 2% nel 2025”;
• Transizione verde: in Italia, il 19,5% della forza lavoro è impiegata in occupazioni “green-driven”, ma di queste solo il 13,7% rappresentano vere e proprie nuove occupazioni verdi. Al contrario, circa il 5,1% dell'occupazione italiana è in occupazioni ad alta intensità di emissioni. La percentuale più alta di occupazioni "green-driven" si trova in Abruzzo, mentre la percentuale più alta di occupazioni ad alta intensità di gas serra si trova in Sardegna; inoltre, è più probabile che gli uomini lavorino in occupazioni “green-driven” e in quelle ad alta intensità di gas serra, mentre i lavoratori più anziani tendono a essere impiegati principalmente in occupazioni ad alta intensità di gas serra;
• le competenze richieste nelle occupazioni ad alta intensità di emissioni e “green-driven” altamente qualificate sono simili: pertanto, ove si tratti di lavoratori altamente qualificati, il passaggio da professioni in industrie ad alta intensità di emissioni a professioni che contribuiscono alla neutralità climatica dovrebbe essere meno impegnativo e implicare una processo di riqualificazione relativamente basso (vale il contrario, invece, per i lavoratori scarsamente qualificati e/o che arrivano da professioni ad alta intensità di emissioni);
• il tasso di partecipazione in programmi di formazione dei lavoratori registrato in Italia rimane basso; la formazione dei lavoratori impegnati in occupazioni ad alta intensità di emissioni appare significativamente inferiore rispetto agli altri lavoratori. L’auspicio e’ che il nuovo Supporto per la formazione e il lavoro riesca ad affermarsi come un ulteriore incentivo alla formazione, orientato a dare una risposta alla carenza di manodopera nei settori chiave per la transizione a zero emissioni;
• le occupazioni “green-driven” a bassa qualifica sono poco attraenti per i lavoratori a bassa qualifica in quanto i lavori “green-driven” a bassa qualifica sono meno retribuiti e rispetto ad altri lavori a bassa qualifica e con una protezione nel mercato del lavoro significativamente più bassa;
• i costi della transizione verso la neutralità climatica devono essere confrontati con i costi anche occupazionali dell'inazione nell'affrontare i cambiamenti climatici, si legge nella nota. Se da un lato le politiche di mitigazione dei cambiamenti climatici possono imporre dei costi ai mercati del lavoro dell'OCSE, dall'altro i cambiamenti climatici stessi avranno ripercussioni sui lavoratori e sulle imprese: l'8% dei lavoratori in Italia riferisce di soffrire di un forte disagio da caldo per più di metà del tempo lavorativo, problema che affligge in modo particolare coloro che svolgono attività all'aperto e nelle industrie di processo e pesanti, con probabili effetti negativi sulla loro salute e produttività.

Il ruolo del Consulente del Lavoro in un “mondo in bilico”
Da Consulente del lavoro allora non posso che chiedermi come la categoria possa intervenire a supporto di imprese e famiglie, riflessione sempre animata comunque dall’ottimismo e dalla convinzione che il Paese Italia terrà anche di fronte a nuovi scossoni economici e geopolitici.
I fronti sui quali intervenire sono diversi e si diversificano a seconda che si tratti di imprese o di cittadini.
Nei confronti delle imprese i Consulenti del lavoro possono mettere a disposizione la loro competenza e gli strumenti per affrontare i periodi di crisi e programmare lo sviluppo, gestendo al meglio il capitale umano, motivando e organizzando i lavoratori per raggiungere gli obiettivi aziendali. Auspicabile e’ anche la partecipazione dei consulenti del lavoro alle scelte strategiche imprenditoriali, svolgendo un ruolo attivo e determinante che non si limiti agli adempimenti. Aiutare le aziende a comprendere che, ad esempio, si possono utilizzare piani di welfare aziendale per supportare concretamente famiglie e lavoratori.
Per quanto concerne, invece, il supporto alle famiglie, il consulente del lavoro puo’ agire, come appena descritto, sull’azienda di modo che un positivo trend aziendale possa produrre ricadute benefiche anche sulle famiglie, soprattutto famiglie con figli da crescere, affinche’ non si perda la speranza in un momento difficile.

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