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Il volume recensito, curato da Pietro Curzio ( giuslavorista di lungo corso, allievo a Bari del Maestro Gino Giugni, magistrato presso la Suprema Corte di Cassazione, ove ricopre il ruolo di Presidente titolare della VI Sezione Civile), è pubblicato ( inaugurandola) nella nuova Collana “Biblioteca di cultura giuridica”, della quale è anche direttore, e raccoglie alcuni saggi che nascono dalla rielaborazione, anche con il corredo di note, delle relazioni svolte nel Convegno organizzato dal Centro Nazionale di Studi di Diritto del Lavoro“ Domenico Napoletano” a Bari nei giorni 7 e 8 giugno, sul tema, significativo: “Lavoro e dignità della persona”.
Nelle grandi trasformazioni, sociali ed economiche,che una di seguito all’altra attraversiamo con l’aumentare delle disuguaglianze, la questione del lavoro, libero e dignitoso, è la questione democratica anche del nostro paese. Le categorie elaborate dalla grande tradizione culturale giuslavoristica da molto tempo sono oggetto di critico ripensamento in ragione, soprattutto, della nuova fenomenologia del lavoro che è profondamente cambiata.
I saggi raccolti in questo volume affrontano le questionie le tendenze del diritto del lavoro contemporaneo ( a dimostrazione che il diritto, soprattutto quello del lavoro, non è e non può essere un diritto fuori dal tempo) e, per usare le belle parole del curatore, sono << saggi che si addentrano nelle stanze di quel palazzo asimmetrico e per molti versi irrazionale individuano inadeguatezze e problematicità, ragionano sul futuro del lavoro e del suo diritto, con una riflessione a tutto campo sullo stato di una materia bellissima, che per molti di noi non è solo una professione, ma la passione di una vita>>.
L’analisi di Franco Scarpelli ( Le garanzie difficili nei lavori precari) ha ad oggetto il lavoro precario, nei suoi istituti essenziali, contrapposto a quello stabile, anche nelle variazioni concettuali che li connotano nell’evoluzione del fenomeno economico – sociale, con particolare attenzione al c.d. decreto Dignità e al fenomeno dei riderse alladisciplina delle collaborazioni. Il nuovo approccio a questo tema dell’Autore è di orientare le scelte dell’impresa a fini sociali, enfatizzando << il virtuoso rapporto che l’art. 41,1° comma, Cost., innesta con il secondo e terzo comma della stessa disposizione, che esplicitamente autorizzano la legge a porre limiti a svolgimenti dell’attività economica lesivi dell’utilità sociale e ad indirizzarne e orientarne gli sviluppi a fini sociali>>.
<<Le garanziedifficili nel sistema degli appalti>>è il tema oggetto del saggio di Marco Marazza, con riferimento non solo alla posizione del lavoratore, ma anche del datore di lavoro, nell’ambito dei processi di decentramento produttivo. L’analisi di questo Autore parte dai temi del coordinamento industriale dell’appaltatore da parte del committente, dal rischio di impresa e dalla somministrazione irregolare; affronta, poi, il confine tra contratto di subfornitura e somministrazione irregolare e il problema degli effetti della certificazione del contratto di appalto sulla esecuzione, in concreto del suo programma contrattuale. Di particolare importanza e attualità sono le tematiche relative a contratto di appalto, distacco e somministrazione irregolare nel contratto di rete per lo scambio di prestazioni industriali e/o commerciali. L’Autore, da ultimo, segnala alcune<< irrazionali limitazioni del ruolo dell’autonomia collettiva che possono risultare assai controproducenti per l’effettività del sistema di protezione del lavoro nei fenomeni di decentramento produttivo>>, con particolare riferimento alla inesigibilità delle tante (e fondamentali) norme di rinvio al contratto collettivo e all’impatto della contrattazione collettiva in materia di cambi di appalto.
Margherita Leone (Il nuovo assetto delle tutele contro i licenziamenti ingiustificati) affronta il tema delle c.d. tutele crescenti introdotte dal D. Lgs. n. 23/2015 partendo dalla nota sentenza della Corte Costituzionale n. 194/2018, che ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 3, comma1, con riferimento al ( solo) parametro dell’anzianità di servizio, e, pur considerando legittima la scelta del legislatore di applicare la sanzione solo risarcitoria, ha valorizzato l’esercizio dell’attività giurisdizionale, che la Costituzione e la legge affidano al giudice, nella personalizzazione del danno, garantendo la più efficace tutela contro l’ingiustizia subita e realizzando una funzione dissuasiva e deterrente nei confronti del datore di lavoro. Non sono disattese le esigenze di certezza e prevedibilità delle decisioni, ma queste cedono di fronte alla adeguata tutela dei diritti fondamentali della persona, come il diritto al lavoro. I criteri per la determinazione della indennità << desumibili in chiave sistematica dalla evoluzione della disciplina limitativa dei licenziamenti>> sono esaminati in tutta la loro complessità, rappresentando l’anzianità di lavoro il criterio di base, se non prevalente, da cui partire. L’Autrice affronta anche le problematiche relative all’impatto della sentenza della Corte Costituzionale sulle norme che all’art. 3, comma 1, fanno riferimento ( artt. 6, 9 e 10). Da ultimo viene positivamente considerato il richiamo alla recente sentenza della Consulta della decisione della Corte di Cassazione n. 12174/2019 sulla valutazione della sussistenza del fatto materiale nel jobs act e nell’art. 18, st.lav. vigente ( sebbene di questo non si occupi la sentenza della Corte Costituzionale n. 194/2018): <<Il sostegno offerto dalla decisione del Giudice costituzionale alla valutazione del Giudice di legittimità sembra fornire la prova più evidente di come la sentenza 194/2018 non abbia solo dichiarato l’illegittimità parziale di una disposizione, ma abbia riaffermato un quadro di valori, principi e diritti di cui, forse, si era offuscata la attuale vigenza, e che invece risultano necessari per dare coerenza alla normativa alluvionale accumulatasi in questi ultimi anni in materia di lavoro>>.
Lorenzo Zoppoli( Buon andamento della pubblica amministrazione e diritti e doveri dei lavoratori)torna a riflettere sul tema dei diritti e dei doveri dei lavoratori nelle amministrazioni pubbliche costituzionalmente indirizzate al loro buon andamento previsto dall’art. 97 Cost., superando la distinzione tra legalità e risultati, valorizzando la contrattualità nelle tecniche regolative e cercando un punto di equilibrio tra gli interessi organizzativi della pubblica amministrazione e e i diritti dei lavoratori. La teorizzazione, faticosa, come la definisce l’Autore, del contratto individuale di lavoro nelle pubbliche amministrazioni viene analizzata con riferimento alle tendenze neo-pubblicistiche, alle tesi privatistiche e al ruolo giocato dalla contrattazione collettiva. Doveri del lavoratore pubblico e sanzioni disciplinari, doveri di comportamento, performance e premialità sono analizzati come istituti paradigmatici e di maggiore problematicità.
Sandro Mainardi ( Società a controllo pubblico e diritto del lavoro ) analizza i percorsi, i modelli regolativi e le esigenze di tutela del diritto del lavoro per le società pubbliche, partendo dalla natura giuridica del datore di lavoro e dai vincoli di scopo ai quali è soggetto, entrando nel merito dei principi lavoristici del T.U. n. 175/2016 e dei più rilevanti profili di deroga ( reclutamento; regime sanzionatorio, contratti flessibili e conversione; mobilità da eccedenze e regime transitorio delle assunzioni). Particolarmente importante è l’analisi dei trattamenti economici, vincoli di spesa e limiti alla contrattazione collettiva. Da ultimo sono esaminati i processi di reinternalizzazione dei servizi.
Politiche attive per l’occupazione e Centri per l’impiegoè il titolo del saggio di Paola Bozzao, che affronta questo tema nella prospettiva dei rapporti tra diritto al lavoro e occupabilità, individuando il quadro attuale dei servizi per l’impiego che secondo l’Autrice presenta, ancora oggi, una marcata frammentazione regolativa, con differenti sistemi organizzativi e di programmazione delle attività. Da ultimo sono esaminate le misure legislative e organizzative del primo Governo Conte funzionali alla implementazione del reddito di cittadinanza.
Giuseppe Bronzini (Il reddito minimo garantito nelle esperienze europee) analizza il reddito minimo garantito nel contesto europeo, partendo dalle premesse culturali di questo diritto e dagli articoli di riferimento della Carta Sociale come revisionata a Torinoe della Carta di Nizza che lo hanno costituzionalizzato. Particolarmente apprezzabile è l’analisi delle policiesdell’Unione Europea in materia socialedelle quali il reddito minimo garantito è divenuto contenuto essenziale e dei parametri costitutivi di questo diritto. Dopo alcuni cenni alle normative nazionali, l’Autore entra nel merito del dibattito europeo analizzando le diverse proposte in campo.
E’ il reddito di cittadinanza il tema affrontato da Luigi Cavallaro (Profili costituzionali e comunitari del reddito di cittadinanza), che lo definisce, innanzitutto, differenziandolo dal reddito minimo garantito, per poi entrare nel merito della disciplina legislativa di cui al D. L. n. 4/2019, ricostruendo i requisiti di accesso, le prestazioni condizionali e l’apparato sanzionatorio nel quadro della Costituzione ( soprattutto con riferimento all’art. 38) e dell’ordinamento comunitario,con puntuali osservazioni critiche nei confronti di quest’ultimo che ha enfatizzato l’ordine capitalistico dell’economia, come l’unico possibile e realmente desiderabile. Merita evidenziare che, secondo l’Autore, a dispetto della denominazione, ci si trova di fronte ad una forma di reddito minimo garantito e ad un sostegno che non è erogato su base individuale, bensì familiare.
Sistema pensionistico e (in)sicurezza sociale èil titolo dell’ultimo saggio, quello di Madia D’Onghia, che analizza il sistema pensionistico partendo dalla premessa dell’insicurezza sociale,appunto, da quando il sistema previdenziale italiano ha iniziato ad abbandonare la formula del calcolo retributivo. L’analisi del problema inizia dall’esame dell’incidenza del metodo di calcolo sulla sostenibilità economica delle pensioni, per passare, poi, alla valutazione delle variabili che determinano l’adeguatezza della prestazione. Particolare attenzione viene dedicata agli interventi normativi più recenti: anticipi pensionistici, utilizzo della pensione come ammortizzatore sociale.
L’Autrice prende, poi, in esame l’impatto delle scelte del legislatore sulla solidarietà intergenerazionale e sull’equilibrio finanziario alla luce del vincolo stabilito dall’art. 81 Cost.,la povertà delle pensioni pubbliche e la debolezza del c.d. secondo pilastro. Da ultimo viene auspicato un generale ripensamento del sistema pensionistico per scongiurare il rischio di alimentare insicurezza sociale, così tornando alla premessa del saggio. Significative sono le parole conclusive:<< Per contrastare l’insicurezza dinanzi al futuro occorre, quindi, difendere lo Stato di diritto, salvare lo Stato sociale, dotandolo della capacità di far fronte alle contingenze generate dal nuovo mercato del lavoro ( la c.d. ipermobilità del lavoro) e dall’anarchia dei mercati. E’ da questo che bisogna ripartire, dagli Stati e dalla ripresa della politica, della buona politica>>.
Un ottimo libro, quello curato da Pietro Curzio, che affronta temi di stringente attualità che meritano di essere letti e approfonditi, soprattutto da chi ha la passione del lavoro: << Una passione che tanti giovani condividono e, pur tra molte difficoltà, rilanciano, come ci insegna la storia di Giulio Regeni, ricercatore di diritto sindacale, e Antonio Megalizzi, giornalista, ai quali il libro è dedicato>>.

 

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