testo integrale con note e bibliografia
Che le donne abbiano sempre lavorato e che il lavoro femminile sia stato oggetto di attenzione da parte del diritto del lavoro fin dalle sue origini lo dimostra il fatto che una delle prime normative lavoristiche ad essere introdotta in Italia fu proprio, nel 1902, la c.d. “Legge Carcano” per la tutela delle donne e dei fanciulli . Eppure, solo a partire dagli anni ’70 del ‘900, con il recepimento della normativa antidiscriminatoria di origine euro-unitaria , il nostro diritto del lavoro ha iniziato a “mettere a fuoco” l’esistenza del fenomeno della “disparità di genere” nel mercato del lavoro.
Da allora molta strada è stata fatta e gli studi giuslavoristici sul tema, funzionali a permettere agli addetti ai lavori di tenere il passo della rigogliosa legislazione antidiscriminatoria, abbondano. Ma per chi il diritto lo voglia non solo applicare, ma anche capire, è indispensabile affiancare allo studio delle norme la comprensione dei fenomeni sociali nei quali esse si trovano ad operare.
Questa è la ragione per cui Lavoro Diritti Europa ha deciso di dare spazio ad un recente lavoro di impianto sociologico dal titolo “Doppio standard. Donne e carriere scientifiche nell’Italia contemporanea”.
Il volume ha il merito di illustrare, con rigore e ricchezza di dati, l’attuale condizione delle donne nel mercato del lavoro.
Quali sono i principali risultati di questo studio (incentrato in particolare sul settore accademico, su quello delle scienze biologiche e sulla professione medico-chirurgica)? Oltre all’esistenza inequivocabile di un doppio standard (da qui il titolo del libro) tra uomini e donne, consistente nella generale tendenza ad applicare, a parità di caratteristiche, due criteri di valutazione diversi: uno (più alto) per le lavoratrici e l’altro (più basso) per i lavoratori, il libro mette in evidenza due paradossi assai pericolosi.
Il primo paradosso consiste nel fatto che i paesi con una elevata occupazione femminile sono anche quelli “non solo con un elevato divario retributivo […] ma anche con una elevata segregazione di genere” . Quanto al secondo paradosso, esso consiste nel fatto che le politiche sociali, pur avendo l’effetto di aumentare l’occupazione femminile – nonché la fertilità – finiscono esse stesse per determinare una maggiore segregazione .
A ben guardare, per chi si occupa di quella branca del diritto “da cui il lavoro prende il nome” e, in particolare, della messa a terra di strategie volte alla riduzione della disparità di genere, entrambi questi paradossi non sono fenomeni di poco conto.