TESTO INTEGRALE CON NOTE E BIBLIOGRAFIA

Il 9 maggio scorso, in occasione della Festa dell'Europa e del 72° anniversario della Dichiarazione Schuman, è stata pubblicata la relazione finale approvata dalla Conferenza sul futuro dell'Europa, destinata ai Presidenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione. Sono stati discussi temi importanti, anche se in certi casi generici o utopistici, ma comunque destinati a riempire le agende delle istituzioni europee nei prossimi anni, come la costruzione di un continente sano, la lotta contro il cambiamento climatico e le sfide ambientali, una economia al servizio per le persone, l'equità sociale, l'uguaglianza e la solidarietà intergenerazionale, la trasformazione digitale dell'Europa, i diritti e i valori europei, tra cui lo Stato di diritto, le sfide migratorie, la sicurezza, il ruolo dell’Unione Europea nel mondo, le fondamenta democratiche e come rafforzare i processi democratici dell'UE. La Conferenza ha, inoltre, discusso temi trasversali relativi alla capacità dell'UE di realizzare le priorità politiche, tra cui il miglioramento dell’efficacia e della qualità del potere legislativo, l'applicazione dei principi di sussidiarietà e proporzionalità, l'attuazione e l'applicazione della legislazione europea e la trasparenza.

Ci si concentra ora sulle proposte che riguardano il mercato del lavoro e le misure necessarie a migliorare le condizioni dei lavoratori e la competitività delle imprese. Come anticipato, non mancano soluzioni a tratti illusorie, frutto (in qualche caso) di mere visioni ideologiche, che andranno in seguito modificate.

Il documento finale della Conferenza si concentra, innanzitutto, sulle politiche ambientali e climatiche. Si mischia il tema della lotta al cd. dumping sociale (“Eliminate social dumping”), con l’auspicio di una accelerazione sulla transizione verde (“enhance a just and green transition to better jobs”), termine abusato di questi tempi; il tutto, al fine di aumentare i posti di lavoro nel settore dell’agricoltura (“to better jobs, with high quality safety, health and working conditions, in the agriculture sector”). Qui l’eco della guerra russa in Ucraina, con il rischio di un disastro alimentare per le carenze di grano e le speculazioni legate ai prezzi del gas, del petrolio e dell’energia elettrica, si fa particolarmente forte: in considerazione della situazione geopolitica attuale, le proposte mirano a sostituire la dipendenza dalle importazioni di petrolio e gas con progetti di efficienza energetica, con una interessante metodologia volta alla sensibilizzazione ecologica mediante la promozione del dialogo e delle consultazioni tra tutti i livelli del processo decisionale (“Promote and facilitate dialogue and consultations between all levels of decision making, especially with youth and at the local level”).

Sul fronte delle tematiche della tutela della salute, i due anni di pandemia da cd. Covid-9 non potevano non aver lasciato il segno. Emerge, in tal senso, una comprensibile esigenza di garantire condizioni di lavoro adeguate al personale sanitario (“adequate working conditions”), da realizzarsi favorendo anche la contrattazione collettiva in modo da aumentare i salari (“in particular through strong collective bargaining, including in terms of wages and working arrangements”); tutto questo, però, deve andare di pari passo con una coerente formazione per il personale medico, con interessanti meccanismi di certificazione delle competenze (“harmonisation of training and certification standards for health professionals”).

Le proposte lavoristiche si concentrano maggiormente nel capitolo legato alle politiche economiche e sociali. Le proposte peccano, in alcuni punti, di genericità e/o di una sorta di progressismo correttivo piuttosto ingenuo, nella convinzione che, espiando nella sola Unione Europea le colpe legate all’inquinamento, le condizioni climatiche e sociali mondiali si risolvano, peraltro a costo zero (l’obiettivo che si pone la Conferenza è infatti “A stronger economy, social justice and jobs”). In ogni caso, è interessante l’accento posto sullo sviluppo tecnologico, sulla lotta alle discriminazioni (di ogni tipo) e sulla tutela della competitività fra imprese.
A tal proposito, secondo la Conferenza i futuri accordi commerciali dell'UE dovranno contenere norme che tutelino le condizioni dei lavoratori e la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro (“including ambitious social, labour and health standards, including occupational health and safety, in new EU trade agreements”). In questo senso ritorna l’insistenza sul rafforzamento dei salari minimi legali (basti pensare alla recente direttiva europea sul salario minimo) (“Ensuring that statutory minimum wages guarantee that each worker can earn a decent and similar quality of living across all Member States”), e, al contempo, sull’importanza della contrattazione collettiva (“collective bargaining should be strengthened and promoted throughout the EU”), come strumento utile a promuovere anche lo smart working.
Non mancano iniziative volte a favorire il benessere sui luoghi di lavoro e il work-life balance: le proposte riguardano i congedi parentali, gli assegni di natalità e gli assegni familiari, necessari – secondo la Conferenza – a promuovere pari diritti familiari (“Improving legislation and implementation thereof to ensure support of families across all Member States, for instance with regard to parental leave as well as childbirth and childcare allowances. Housing plays a crucial role in supporting families and should be addressed”). Di nuovo tutto viene svolto, purtroppo, in un’ottica meramente utopistica e senza l’individuazione di concrete e fattibili modalità di attuazione. Lo stesso vale in materia di politiche fiscali negli Stati membri dell'UE (“Harmonizing and coordinating tax policies within the Member States of the EU”).

Infine, ricopre un grande spazio la tematica della trasformazione digitale (“Access to digital infrastructure”), con proposte in materia di accesso all’infrastruttura digitale, sull’alfabetizzazione tecnologica e sulla protezione dei dati. Assai condivisibile è l’insistenza sulle competenze digitali: il tema della formazione torna anche in questa sede, finalizzata alla riqualificazione dei lavoratori (“Develop training initiatives coordinated at EU level to retrain and upskill workers to remain competitive in the job market, taking especially also account of competences and skills needed in small and medium sized enterprises and to train digital experts”). Ecco che risuonano tutte le iniziative, nazionali e regionali, volte alla ricollocazione dei lavoratori nel mercato del lavoro - mediante sistemi misti e integrati tra istituzioni pubbliche e agenzie/enti/associazioni privati –, con nuove e specifiche competenze.
Accanto a questo accento su un uso responsabile dell'intelligenza artificiale, si trovano altresì proposte tese a intensificare ulteriormente la disciplina di nuovo in materia di lavoro agile (“The introduction or reinforcement of legislation that regulates (human-centric) ‘smart working’”), che salvaguardi la salute fisica e mentale dei lavoratori, assicurando il diritto alla disconnessione (espressione spesso abusata), con una – discutibile – visione “umano-centrica” (“A ‘human centric’ approach should incorporate the ‘human in control’ principle”).

In ogni caso, a prescindere dalla qualità delle proposte presentate e dall’effettiva possibilità che anche solo una minima percentuale di esse possa trovare attuazione, ciò che rileva maggiormente della Conferenza è la metodologia adottata. Le 49 proposte finali adottate, infatti, sono state precedute da molteplici raccomandazioni formulate dai panel dei cittadini europei, dai panel nazionali, e dalle idee raccolte in una piattaforma digitale multilingue, discusse all’interno di specifici gruppi di lavoro e durante le sessioni plenarie. È un metodo interessante poiché consente l’incrocio delle volontà dei parlamenti nazionali con quelle delle parti sociali, all’interno di un contesto istituzionale. Tale metodologia rappresenta, dunque, la forma e il fine che la Conferenza si è posta: fondata su una presidenza congiunta delle 3 istituzioni europee, la Conferenza raccoglie all’interno della piattaforma digitale istanze, idee, riflessioni di qualunque cittadino e autorità europei, che vengono poi analizzate, monitorate e raccolte in proposte concrete sul futuro dell’Europa, anche in vista della revisione dei trattati.

Perché siano attuate, tuttavia, alcune di queste proposte necessiterebbero di una profonda riforma dei trattati europei, così da meglio intervenire sulla metodologia, competenze e meccanismi decisionali del Parlamento europeo, consentendo altresì un controllo politico diretto e immediato dei cittadini. Ecco perché il 9 giugno scorso il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione con cui ha chiesto al Consiglio europeo la convocazione, ai sensi dell’art. 48, par. 3, TUE, di una Convenzione per avviare la riforma dei trattati che dia seguito ad alcune delle proposte dei cittadini emerse dalla Conferenza sul futuro dell’Europa. L’intento è chiaro: rafforzare la capacità d'azione dell'Unione Europea. Le modalità, altrettanto nette e decise: fine del diritto di veto degli Stati membri (“rafforzare la capacità dell'Unione di agire riformando le procedure di voto, anche consentendo decisioni in seno al Consiglio a maggioranza qualificata anziché all'unanimità nei settori pertinenti, quali l'adozione di sanzioni e le cosiddette clausole passerella e in caso di emergenza”); poteri estesi all’Unione in materia di salute e difesa (“adeguare le competenze conferite all'Unione nei trattati, in particolare nei settori della salute e delle minacce per la salute a carattere transfrontaliero, nel completamento dell'unione dell'energia basata sull'efficienza energetica e sulle energie rinnovabili, in linea con gli accordi internazionali per mitigare i cambiamenti climatici, nella difesa e nelle politiche sociali ed economiche”); diritto del Parlamento europeo di proporre atti legislativi (“conferire al Parlamento pieni diritti di codecisione sul bilancio dell'UE e il diritto di avviare, modificare o abrogare atti legislativi”); particolare attenzione alla protezione sociale dei cittadini (“conferire al Parlamento pieni diritti di codecisione sul bilancio dell'UE e il diritto di avviare, modificare o abrogare atti legislativi”).

La Commissione Europea ha immediatamente offerto un riscontro, con una prima analisi delle proposte della Conferenza sul Futuro dell’Europa, e delle azioni necessarie per concretizzarle. Verranno presentati, nei prossimi mesi, valutazioni più complete sulle proposte dei cittadini europei.
Ancora più incisivo e immediato in tal senso il Consiglio Europeo, che tra il 23 e il 24 giugno scorsi ha adottato conclusioni importanti su varie questioni, tra cui anche la Conferenza, considerata “un'opportunità unica per dialogare con i cittadini europei”. L’auspicio è che le proposte dei cittadini europei non restino vane, ma contribuiscano a accrescere il dialogo fra le istituzioni, le quali “devono garantire un seguito efficace alla relazione, ciascuna nell'ambito delle rispettive competenze e conformemente ai trattati”, con un importante dovere di informazione e rendicontazione ai cittadini, che dovranno essere costantemente “informati del seguito dato alle proposte formulate nella relazione”.

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