Testo integrale con note e bibliografia
L’ultimo, intenso e faticoso incontro che, assieme a Maria Luisa Vallauri, abbiamo avuto con Riccardo nella sua casa di Calci risale al pomeriggio di giovedì 17 novembre 2022, il giorno antecedente l’arrivo dell’inaspettata notizia della sua morte.
L’annuncio che mai avremmo voluto ricevere ci ha letteralmente travolti mentre eravamo intenti ad occuparci degli ultimi preparativi per il convegno annuale della Labour Law Community – associazione che aveva fondato con altre colleghe ed altri colleghi giuslavoristi qualche anno fa per offrire, soprattutto alle studiose e agli studiosi più giovani, nuovi spazi di partecipazione alla vita scientifica e accademica – che assieme a lui avevamo deciso di ospitare a Firenze.
In luogo del viso di Riccardo, incorniciato nello schermo del suo computer, dal momento che avrebbe dovuto seguire da remoto i lavori del convegno, ci siamo insperatamente trovati di fronte l’arrivo alla spicciolata sulle scale di Villa Ruspoli di colleghe e colleghi, amiche ed amici con le lacrime agli occhi e l’animo affranto.
Durante quell’incontro – che Riccardo, per quanto visibilmente provato, ha affrontato con la sua solita vivacità e lucidità – abbiamo parlato di molte cose: non tanto della sua malattia, cosa che del resto non abbiamo quasi mai fatto negli ultimi due anni e mezzo, assecondando il coraggioso riserbo con il quale Riccardo l’ha affrontata, per quanto la sua salute fosse diventata anche per noi un pensiero costante, quanto piuttosto di ciò che maggiormente ci accomunava, vale a dire del nostro lavoro.
Ci ha chiesto, anzitutto, dei “suoi” studenti, preoccupandosi che il corso di Diritto del lavoro proseguisse in modo regolare e senza intoppi e rammaricandosi per il fatto di dovere, di nuovo, sospendere per motivi di salute la didattica, che ha indubbiamente rappresentato una delle sue grandi passioni.
Ci ha domandato, poi, aggiornamenti sui nostri lavori di ricerca, e in particolare su un progetto che avevamo avviato assieme e che gli stava particolarmente a cuore.
Ha voluto saperne di più, con il suo solito piglio curioso, sul progetto di ricerca sulle condizioni di lavoro degli operatori del settore sanitario e assistenziale, che da poco avevamo saputo essere stato finanziato dalla Commissione europea.
Ed ha, naturalmente, voluto occuparsi della nuova edizione del corso di aggiornamento professionale “Teoria e pratica del Diritto del lavoro”, da lui fondato e diretto sin dalla prima edizione, nel 2003, che di lì a poco avrebbe preso avvio, e della quale avevamo già assieme concordato il programma.
Il corso di aggiornamento professionale ha rappresentato certamente una delle sue intuizioni più originali, e ha in qualche modo costituito un modello, se non addirittura il prototipo, per quanti hanno poi ideato in giro per l’Italia analoghe iniziative di formazione post lauream dirette, in particolare, a intessere un dialogo profondo e stimolante con il mondo delle professioni.
Nelle sue diciannove edizioni, il corso si è sempre proposto di approfondire i principali istituti del Diritto del lavoro alla luce delle (numerose) riforme intervenute negli anni più recenti, nell’ottica di verificare l’impatto prodotto sul contesto economico e sociale e la capacità di rinnovamento del sistema. Intento del corso è stato quello di fornire ai partecipanti gli strumenti tecnico-giuridici e metodologici utili ad affrontare e risolvere le principali problematiche poste dalla più recente evoluzione del Diritto del lavoro, attraverso una serie di lezioni dedicate ai temi lavoristici di maggiore attualità e più dibattuti dalla dottrina e dalla giurisprudenza.
Ci è parso quindi naturale che, a partire dall’edizione 2023, il corso sia intitolato proprio a Riccardo. Questa intitolazione ha rappresentato la prima di numerose iniziative alle quali, assieme ai colleghi giuslavoristi fiorentini, stiamo lavorando e lavoreremo per mantenere viva l’eredità che Riccardo ci ha lasciato, proseguendo quel lavoro comune che, con lealtà e generosità, ha da sempre caratterizzato la nostra collaborazione.
Il corso, come accennavo, ha da sempre rappresentato un’occasione privilegiata per aprire le porte dell’università a chi il Diritto del lavoro lo pratica quotidianamente.
Il dialogo fra l’accademia e i professionisti – avvocati, magistrati, consulenti del lavoro, sindacalisti, direttori del personale, dirigenti pubblici e privati – è stata la cifra caratterizzante del corso, e Riccardo per primo ha scommesso sulla ricchezza formativa e sulla fecondità nascenti da questo continuo confronto in aula.
Non a caso, durante le lezioni introduttive che si sono susseguite negli anni, Riccardo era solito – dopo i saluti di rito, che in realtà di rituale avevano ben poco! – esordire ricordando la composizione dell’aula, che ogni anno disegnava un composito patchwork di esperienze lavorative, provenienze geografiche e inclinazioni personali, dal quale è derivato, anche grazie alla maestria del padrone di casa, caratterizzata da uno stile incalzante e stimolante, acuto e mai banale, un “prodotto” che, a detta dei partecipanti, è sempre riuscito a soddisfarne le aspettative.
Il padrone di casa, del resto, ha tenuto uno stile inimitabile nell’animazione della classe.
Ha saputo interagire con i relatori – ai quali era solito inviare delle lunghe mail prima delle lezioni, all’interno delle quali suggeriva, con il suo consueto pensiero lucido e profondo, le principali questioni che avrebbero potuto essere oggetto di approfondimento – in maniera costruttiva, mai prevaricante, e allo stesso tempo “pungolandoli” e provocandoli, sempre per stimolare la discussione e il dialogo.
Ha consapevolmente sovente scelto di far confrontare, su una determinata questione, relatori che sapeva si sarebbero fatti portatori di visioni divergenti, quando non addirittura antitetiche, così generando appassionanti “duelli” in cattedra, perché – forte del suo metodo rigoroso e infallibile – era saldamente convinto della ricchezza che scaturisce dal confronto aperto, basato sull’onestà intellettuale e sulla capacità di argomentare, “ferri del mestiere” che Riccardo maneggiava con padronanza.
È riuscito a stimolare l’interazione fra i partecipanti e i relatori, valorizzando competenze e inclinazioni personali, sollecitando interventi mirati e talvolta provocatori attraverso i suoi consueti commenti sferzanti, gestendo – con la sua sorniona ironia – i passaggi fra un intervento e il successivo, fermamente convinto della necessità di anteporre a tutto la libertà di pensiero (e di ricerca).
Ha voluto che protagonisti del dialogo fossero tutti, anche i più giovani, fossero essi studenti o professionisti alle prime armi, forte della consapevolezza che anche il confronto fra generazioni diverse giovasse alla costruzione della lezione e alla buona riuscita dell’evento formativo.
Su quest’ultimo aspetto mi piace spendere qualche parola in più.
Riccardo è sempre riuscito a intessere un dialogo aperto e proficuo con le giovani generazioni. Anche a noi colleghi più giovani ha sempre dato fiducia, sin da quando abbiamo mosso i primi passi nel mondo della ricerca e della didattica, senza mai guardarci dall’alto verso il basso, e anzi coinvolgendoci sempre nell’ideazione e nella realizzazione di molte iniziative – non ultimo proprio il corso di aggiornamento professionale – dalle quali molto abbiamo appreso.
La classe del corso di aggiornamento professionale è sempre stata animata anche da voci giovani.
Riccardo ha accolto con grande entusiasmo la previsione del regolamento dell’Ateneo fiorentino, in base alla una quota dei posti disponibili deve essere riservata agli studenti, peraltro garantendo loro la possibilità di frequentare il corso senza alcun costo (il che dimostra, se mai ve ne fosse bisogno, l’attenzione, e prima ancora la passione, con cui ha sempre vissuto la didattica e la dedizione con cui si è dedicato agli studenti, e che rappresenta uno dei doni più grandi che ci ha lasciato).
È stato Riccardo a decidere, sin dalla prima edizione, che i proventi del corso dovessero servire alla formazione delle nuove generazioni di giuslavoristi, garantendo il finanziamento di assegni di ricerca e sostenendo, in questo modo, percorsi di carriera che altrimenti avrebbero potuto arenarsi.
Il corso di aggiornamento professionale ha rappresentato (e ci auguriamo che continui a rappresentare) un felice esperimento di costante dialogo e proficua collaborazione fra l’accademia e le professioni, nella profonda consapevolezza che è solo attraverso il confronto con l’altro che le nostre competenze e professionalità possono maturare e crescere.
Lo spirito di collaborazione fra diverse professionalità e differenti generazioni, che abbiamo appreso e, ci auguriamo, anche trasmesso ai partecipanti che, nel corso di questi anni, si sono seduti nelle aule fiorentine, rappresenta certamente una delle cifre caratterizzanti del corso, della quale abbiamo intenzione di farci carico affinché il percorso intrapreso possa proseguire.
Questa spinta a lavorare assieme con lealtà e generosità e a confrontarci in modo schietto e aperto, ricevuta paradossalmente da uno spirito solitario, costituisce un lascito che certamente custodiremo assieme agli insegnamenti, ai ricordi e al rigore che Riccardo ci ha lasciato, e che continueremo a spendere anche nell’organizzazione delle prossime edizioni del corso.