testo integrale con note e bibliografia
La questione salariale è divenuta oggi più che mai una tematica centrale nel panorama del lavoro per l’emersione a livello nazionale di assetti salariali al ribasso che, pur avallati dalle organizzazioni sindacali, non sono in linea con la garanzia costituzionale di una retribuzione proporzionata e sufficiente.
Il dumping salariale e lo shopping contrattuale determinano il c.d. lavoro povero o ancora la povertà nonostante il lavoro che investe una considerevole platea di lavoratori comportando, a cascata, una significativa violazione dei diritti umani. Dignità, uguaglianza, libertà, diritto al lavoro vengono seriamente compromessi.
Il mancato tempestivo rinnovo dei contratti collettivi, la proliferazione dei contratti nazionali collettivi, la moltiplicazione di quelli settoriali o di categoria, la crisi di rappresentanza dei sindacati per la partecipazione ai tavoli negoziali di associazioni collettive di scarsa rappresentatività, l’applicazione di salari inferiori ai minimi contrattuali, la disparità di retribuzione a parità di mansioni, il lavoro irregolare, l’abuso della flessibilità e il falso lavoro autonomo sono divenuti, specie negli ultimi anni segnati dalla post pandemia, un fenomeno endemico d’incidenza preoccupante per la continua crescita del numero complessivo dei working poor con evidente alto tasso di esclusione sociale.
La drammatica realtà dei working poor è venuta di recente alla ribalta della stampa nazionale per alcune indagini, portate avanti dalla Procura di Milano nei confronti di aziende del settore sicurezza, che hanno rivelato, come si legge nel comunicato della Procura, “fenomeni di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, realizzati attraverso un assiduo sfruttamento dei dipendenti perpetrato, approfittando del loro stato di bisogno”.
Parallelamente è intervenuta la Direttiva UE 2022/20141 del 19 ottobre 2022 relativa proprio ai salari minimi, che, appunto, fornendo degli appositi indicatori economici e statistici funzionali alla determinazione di un salario adeguato, mira alla “convergenza sociale verso l'alto” dei salari minimi, in quanto la salvaguardia e l'adeguamento dei salari minimi "contribuiscono a sostenere la domanda interna".
La stessa Cassazione poi, con la sentenza n. 27711 del 2023, riafferma che, ai fini della determinazione del giusto salario, la contrattazione collettiva può essere anche disapplicata quando la stessa entri in contrasto con i criteri normativi di proporzionalità e sufficienza della retribuzione dettati dall'art. 36 Cost., e ciò anche se il rinvio alla contrattazione collettiva applicabile al caso concreto sia contemplato in una legge, dovendo il giudice darne una interpretazione costituzionalmente orientata e afferma che il giudice può, altresì, servirsi, a fini parametrici, del trattamento retributivo stabilito in altri contratti collettivi di settori affini o per mansioni analoghe e, nell'ambito dei propri poteri ex art. 2099, comma 2 c.c., può fare riferimento ad indicatori economici e statistici secondo quanto suggerito dalla Direttiva 2022/2041/UE.
Contemporaneamente a livello politico e scientifico si torna a parlare dell’opportunità di un salario minimo legale e dell’impatto che un intervento per legge avrebbe sull’art. 39, comma 4, Cost. nella sua valenza impeditiva. In questo dibattito anche il CNEL, incaricato dal Governo di individuare osservazioni e proposte in materia di salario minimo prende posizione sottolineando, in un documento approvato nell’ottobre del 2023, che la priorità è quella di sviluppare la contrattazione collettiva. La soluzione giusta alla questione del lavoro povero per il CNEL non è un minimo salariale fissato per legge poiché l’adeguatezza delle retribuzioni è da ricercare nella via tradizionale dei CCNL, affiancati da una normativa di sostegno specifica per potenziarla e a favore dei lavoratori dei settori meno tutelati.
In questo contesto giuridico, sociale e politico si colloca questo Focus dedicato al “Salario e Dignità” con il quale, riprendendo i contributi del 53° Convegno Nazionale del Centro Studi di Diritto del Lavoro “Domenico Napoletano” tenutosi a Torino nel giugno del 2024, si affronta la delicatissima e attualissima questione del così detto salario povero, ma in un’ ottica essenzialmente valoriale. Vengono, infatti, in gioco i principi fondamentali della nostra Carta Costituzionale e non solo quelli della retribuzione sufficiente e proporzionata e della libertà sindacale, ma anche quelli della dignità, della libertà , dell’uguaglianza, del diritto al lavoro.
Il tema è quindi trasversale e investe i pilastri fondanti dello stesso diritto del lavoro che sono tornati prepotentemente alla ribalta.
Un’analisi della questione salariale non solo italiana, ma europea e delle coordinate normative di riferimento, non senza tener conto della rilevanza penalistica della stessa e delle posizioni dei sindacati.