La pandemia del Covid-19 ha imposto la chiusura degli esercizi pubblici, il lavoro agile in remoto, la restrizione degli spostamenti da un Comune all’altro e da una Regione all’altra, la chiusura degli aeroporti, la misurazione della febbre per poter accedere ai supermercati, il distanziamento delle persone di almeno un metro l’una dall’altra. Ha imposto la sospensione del decorso dei termini di prescrizione e di decadenza anche in materia di diritto del lavoro, il rinvio delle udienze e la loro successiva tenuta in videoconferenza.
Il tutto allo scopo di evitare i contatti tra le persone essendo questo l’unico rimedio di prevenzione conosciuto per contrastare la diffusione del virus.
Il distanziamento sociale e il confinamento domiciliare hanno sicuramente prodotto i risultati positivi di cui si beneficia attualmente con lo svuotamento delle terapie intensive e degli ospedali.
Va da sé che il distanziamento sociale e la limitazione degli incontri tra le persone rappresentano delle misure che dovranno essere in qualche modo osservate e preservate anche in futuro per contrastare in modo preventivo la diffusione del virus.
Nel presente e in futuro occorre, pertanto, continuare a fare uso della video conferenza e del lavoro agile.
Le udienze in video conferenza devono essere incoraggiate e promosse in ogni occasione per preservare l’attività giurisdizionale.
Non si possono avere uffici giudiziari che giornalmente vedano la presenza massiccia di migliaia di persone. Magistrati e cancellieri si ammalano come tutti e hanno la capacità di trasmettere il virus.
Occorre selezionare le attività giudiziarie che devono necessariamente svolgersi in presenza degli interessati separandole da quelle che, invece, ben possono svolgersi efficacemente a distanza con l’utilizzo della video conferenza. Le soluzioni telematiche, potenti e subito disponibili ci sono, occorre solo sceglierle con intelligenza garantendo sempre il diritto di difesa e il contraddittorio pieno.
In questa riorganizzazione e nuova visione degli uffici giudiziari, occorre superare gli ostacoli nello sviluppo e nell’utilizzo di queste nuove forme di gestione e organizzazione della amministrazione della giustizia. Si sa che le novità comportano sempre impegno e sforzi suppletivi.
Non tutti sono disponibili a sopportarli con buon animo mettendo in discussione antiche abitudini e pigrizie intellettive. Tra i nuovi e moderni strumenti informatici, che in epoca di pandemia possono efficacemente contribuire a limitare i contatti tra le persone, vi è anche un sistema telematico denominato "blockchain" che consente la firma digitale avanzata dei documenti e delle negoziazioni tra due o più soggetti.
Questo registro elettronico consente di digitalizzare su una piattaforma telematica un documento; applicata al mondo degli affari e delle transazioni, questa digitalizzazione permette di dotare un documento di data certa; il suo contenuto una volta scritto non è più né modificabile né eliminabile.
Il sistema consente alle parti interessate di negoziare e consacrare la loro volontà contrattuale e transattiva. Le parti interessate pubblicano il loro documento sulla piattaforma telematica e lo sottoscrivono con l'invio di una e-mail e degli estremi della loro carta di identità.
È un sistema molto semplice e immediato, anche poco costoso, che consente il perfezionamento degli atti giuridici senza che le parti debbano stare sedute attorno ad un tavolo, l’una di fronte all’altra, e apporre materialmente la loro firma sul comune documento cartaceo.
Il Parlamento Europeo ha emanato una direttiva che autorizza l'introduzione di questo sistema digitale che conferisce alle negoziazioni sicurezza, affidabilità e trasparenza.
Il Governo italiano, solerte, ha emanato il decreto-legge numero 135/2018 che recepisce questa direttiva europea.
Il Parlamento ha convertito velocemente il decreto-legge con la legge 11 febbraio 2019 numero 12. Il nuovo sistema telematico, però, ad oggi, dopo 20 mesi, non è entrato in funzione perché è previsto che, entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della legge, l'Agenzia per l'Italia Digitale, debba individuare gli standard tecnici di queste tecnologie ma ad oggi, però, non vi ha provveduto rendendo così la norma una grida di manzoniana memoria.
I requisiti tecnici sono già definitivamente acquisiti e ben conosciuti dalla scienza informatica e nella pratica di tutti gli Stati ma, come al solito, l'Italia è sempre lì a fare istituzionalmente da fanalino di coda.
Non si riesce a comprendere il motivo per il quale l'Agenzia per l'Italia Digitale non provveda all’ individuazione e pubblicazione degli standard tecnici per rendere questo sistema pienamente operativo e legittimo nel nostro ordinamento.
Questo sistema consentirebbe agli organismi bilaterali delle opposte organizzazioni sindacali, nel particolare settore del diritto del lavoro, di poter sottoscrivere in remoto i verbali di conciliazione di cui all'articolo 412 ter c.p.c., liberando gli Ispettorati del lavoro e gli uffici giudiziari da una pluralità di adempimenti burocratici che appesantiscono inutilmente i loro carichi di lavoro.
Questi uffici devono essere utilizzati per attività ben più importanti.
Con questo sistema informatico, gli organismi bilaterali, in videoconferenza, potrebbero collegarsi con il lavoratore, il datore di lavoro, l'avvocato che li difende, il commercialista o il consulente del lavoro che li assiste, concludendo tra loro quegli atti di transazione non più impugnabili ai sensi dell'articolo 2113 ultimo comma del codice civile così da sottoscrivere agevolmente il verbale di conciliazione non più impugnabile ai sensi dell'articolo 2113 ultimo comma del codice civile.
Il sistema telematico comporterebbe il “beneficio sanitario” di limitare gli incontri tra le parti per sottoscrivere gli accordi.
Il sistema telematico, ovviamente, potrebbe essere utilizzato in mille e mille altre occasioni di negoziazione. La pandemia che è lì, sempre in agguato per aggredire e far soffrire, morbida vis, si può sconfiggere anche con questi mezzi.
La tecnologia blockchain c’è ma l’Agenzia per l’Italia Digitale dorme nonostante l’urgenza derivante dalla pressione sanitaria della pandemia del Covid-19.
- Di : Caterina Mele
- Categoria: Sicurezza e ambiente di lavoro