testo integrale con note e bibliografia
Il rapporto in esame (come i tre precedenti ) si inserisce nell’ambito della Strategia per l'uguaglianza di genere 2020-2025 adottata dalla Commissione Europea nel 2020.
In particolare, il documento offre una panoramica delle azioni chiave poste in essere durante l’anno dall'UE per contrastare il c.d. gender gap, fenomeno colmato ad oggi in media all’interno dei confini dell’Unione solo al 70,2% e, purtroppo, ancora molto presente nel mercato del lavoro, se è vero che dagli ultimi dati (sempre riportati dal documento in commento) emerge un divario medio nel tasso di occupazione tra uomini e donne di quasi 11 punti percentuali .
Tra le tante azioni elencate dal Rapporto pare qui opportuno ricordare, per il loro rilievo lavoristico, quelle volte a contrastare, da un lato, la violenza e le molestie di genere sul luogo di lavoro e, dall’altro lato, il c.d. gender pay gap. Entrambi i fenomeni, infatti, seppur diversi, appaiono accomunati dal fatto di colpire maggiormente (da sempre e in tutti i paesi membri) le lavoratrici rispetto ai lavoratori, essendo ambedue frutto principalmente di pregiudizi e stereotipi di genere.
Con riguardo alla violenza e molestie di genere sul luogo di lavoro, oltre al lancio nel 2023 dell’importante campagna “EndGenderStereotypes” volta a sfidare gli stereotipi di genere in diverse aree della vita (tra cui l’ambito professionale), il Rapporto ricorda le numerose attività propedeutiche funzionali al raggiungimento da parte dell’UE dei seguenti importanti risultati:
a) l’adozione, nel marzo di quest’anno, di una decisione del Consiglio che invita gli Stati membri a ratificare l’importante Convenzione OIL n. 190/2019 (primo strumento internazionale ad imporre standard minimi per contrastare le molestie e la violenza sul lavoro);
b) l’approvazione nel maggio di quest’anno di una direttiva (la Dir. UE 2024/1500) per rafforzare l'indipendenza, i poteri e le risorse degli organismi nazionali di parità di genere nel settore dell'occupazione;
c) l’adesione dell'UE, il 1° giugno del 2024, alla c.d. Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (adottata dal Consiglio d'Europa nel 2011) , oltre che l’approvazione di una direttiva ad hoc sul tema (la Dir. UE 2024/1385) al fine di garantire a tutte le vittime di violenza le stesse misure di protezione in tutta l'UE.
Quanto al c.d. gender pay gap, sebbene i dati siano incoraggianti se è vero che, come ricorda il Report in esame, il divario tra retribuzione media maschie e femminile all’interno dell’Unione pare essersi ridotto, nell’ultimo decennio, in media, di quasi 4 punti percentuali è vero anche che rimane un fenomeno ancora a due cifre in molti paesi membri. Non solo, il Rapporto in esame mette in luce come, sebbene le criticità legate alla pandemia si siano affievolite, il fenomeno inflazionistico determinato dalle nuove sfide geopolitiche (e in particolare dalle guerre che si stanno consumando in Ucraina e in Medio Oriente) stia contribuendo ad alimentare la disparità di genere. Infatti, nell’erodere il potere d’acquisto delle categorie a basso reddito, l’inflazione sta finendo per colpire più duramente, in primis, le donne (che, come noto, proprio a causa del fenomeno del gender pay gap percepiscono all’interno di tutti i paesi membri dell’UE compensi e, quindi, anche trattamenti pensionistici inferiori rispetto agli uomini).
Proprio al fine di contrastare la disparità economica l’UE non solo ha nominato, nel gennaio 2023, un gruppo di esperti per monitorare quale sia nei paesi membri lo stato di attuazione della direttiva sul salario minimo (la Dir. 2022/2041), approvata, come noto, non senza criticità, nell’ottobre del 2022, ma ha deciso anche di varare, nel maggio 2023, una direttiva specifica (Dir. UE 2023/970) che mira a rafforzare il principio della parità di retribuzione tra uomini e donne per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore attraverso misure volte a garantire la trasparenza delle retribuzioni.